Ci sono momenti che non si misurano in secondi, ma in esitazioni. Attimi in cui tutto sembra fermarsi, mentre dentro di noi cresce una sola domanda: cosa fare adesso?
È il tempo sospeso tra il pensiero e l’azione, quello che non si vede ma che rivela davvero chi siamo, come ragioniamo, quali sono le nostre paure. Non sempre si tratta di grandi scelte; spesso sono decisioni piccole, quotidiane, eppure hanno un peso e il tempo che le precede è denso, silenzioso, pieno di possibilità. È lì che si gioca davvero.
Pensiamo a quando ci troviamo davanti a una porta e dobbiamo decidere se bussare o meno, o a quando riceviamo un messaggio e scegliamo se rispondere subito, più tardi o mai. Anche in una conversazione al telefono o faccia a faccia, il momento prima di dire qualcosa può essere più significativo delle parole stesse. È il tempo della decisione, quello che ci svela, che ci mette a nudo e ci riporta al concetto dell’“hic et nunc” tanto discusso fin dall’antichità. Anche il corpo lo racconta: lo sguardo che si abbassa, le mani che si fermano, il respiro che cambia ritmo.
In certi contesti, questo tempo sospeso diventa visibile, quasi tangibile. Lo si percepisce in un duello di sguardi prima di un punto decisivo in una partita di tennis, nel momento in cui un musicista trattiene l’attacco di una nota, in un tavolo di blackjack live, dove il giocatore attende un istante prima di chiedere un’altra carta. È un secondo che sembra durare un’eternità, un piccolo spazio in cui si concentra tutta la tensione tra calcolo e intuizione, tra desiderio e prudenza. È lo stesso tempo che viviamo ogni giorno, ogni volta che esitiamo prima di fare un passo avanti.
Questo discorso, naturalmente, vale nelle situazioni più disparate nella vita di tutti i giorni: quando si deve intervenire in una riunione, quando si deve dire la verità in un dialogo, quando in un viaggio si deve scegliere se e quando cambiare rotta. Anche se spesso non ci pensiamo, il tempo di scegliere accompagna ogni momento e aspetto della nostra quotidianità, alcune volte in modo più velato altre in modo evidente. Pensiamo ad esempio a un gioco come gli scacchi, dove ogni mossa è preceduta da un tempo di riflessione, o il domino, dove si cerca il pezzo giusto e si attende il momento adatto. Anche certi giochi televisivi, basati su domande e risposte, costruiscono la tensione proprio lì: nel tempo che precede la risposta.
È un tempo che non si può affrettare, che ha bisogno di spazio e che, in un’epoca in cui tutto è rapido e immediato, assume un valore ancor più cruciale. È il tempo che ci permette di pensare, di ascoltare, di riflettere sulle nostre scelte, di capire davvero cosa sentiamo prima di agire. Sono momenti sottili, spesso invisibili agli occhi degli altri, ma straordinariamente pieni di significato: attimi in cui il ritmo del mondo sembra rallentare e ci offre la possibilità di incontrare noi stessi, di prendere coscienza di ciò che davvero conta, prima di compiere ogni gesto che può cambiare definitivamente il corso delle cose. Foto di Keegan Houser su Unsplash
 
                        

 
					



 
						 
						 
						 
						 
						 
								 
							