Da un messaggio carico di odio a un abbraccio che parla di dialogo, legalità e riscatto. È questa la parabola umana e istituzionale che arriva da Termini Imerese, dove il sindaco Maria Terranova, nei giorni scorsi, era finita nel mirino di gravi minacce di morte. Come raccontato nell’articolo pubblicato ieri su Madonie Press, al primo cittadino era stato rivolto un messaggio inequivocabile – “devi morire” – accompagnato da insulti e intimidazioni, un episodio che aveva destato forte preoccupazione e acceso il dibattito sul clima di tensione che spesso accompagna le decisioni amministrative legate al rispetto delle regole e della legalità.
Ma a distanza di pochi giorni, la vicenda ha avuto un epilogo inatteso e profondamente simbolico. A raccontarlo è stata lo stesso primo cittadino, attraverso un post su Facebook, nel quale ha spiegato di aver incontrato Antonella, la giovane autrice del messaggio minaccioso, insieme alla madre, al presidente del Consiglio comunale Michele Longo e all’assessore Maria Concetta Buttà. Un incontro avvenuto lontano dai riflettori, nel segno del confronto e dell’ascolto. “Ci siamo sedute una di fronte all’altra e abbiamo parlato come due sorelle”, ha scritto il sindaco, sottolineando come il dialogo, quando è sincero, possa fare ciò che lo scontro non riesce mai a ottenere.
La giovane ha chiesto scusa, riconoscendo la gravità delle proprie parole. Scuse accolte da Terranova, che ha scelto di rispondere non con la rigidità, ma con il senso più autentico delle istituzioni: spiegare, accompagnare, indicare la strada della legalità. Una legalità che, come ha ricordato il sindaco, non è una punizione, ma uno strumento di libertà e dignità. Oggi, infatti, Antonella non vive più in un alloggio occupato senza titolo, ma in una casa regolare, “tutta sua”, senza dover dipendere da favori o intermediazioni politiche.
“Questo è il senso delle istituzioni – ha concluso Terranova – questo è il senso del nostro impegno”. Un messaggio che trasforma una minaccia in un’occasione di crescita civile e che, alla vigilia delle festività, assume il valore di un segnale forte: lo Stato non risponde con l’odio, ma con le regole e con l’umanità. Un “regalo di Natale”, come lo ha definito il sindaco, che va ben oltre la cronaca e parla direttamente alla coscienza collettiva.




