Bellezza e diritti civili. Una riflessione sul registro delle unioni civili

Redazione

Politica

Bellezza e diritti civili. Una riflessione sul registro delle unioni civili
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Prof. Nicola Patti

18 Gennaio 2016 - 00:00

Il consiglio comunale di Gangi, nella seduta del 24 aprile,con una maggioranza quasi unanime di astenuti, ha bocciato la proposta del Pd di istituire il registro delle unioni civili.

E’ mancato perfino il dibattito, per la maggioranza ha parlato solo il capogruppo Roberto Domina , motivando sostanzialmente l’astensione con il fatto che questa non è materia di consigli comunali, ma del parlamento nazionale.

Non hanno avuto il coraggio di dire no, consapevoli che l’atto in sé fosse giusto. Per non farlo passare, temendo le critiche dei così detti ben pensanti, pilatescamente si sono rifugiati nell’astensione. Veramente sorprendente l’atteggiamento dei componenti dell’Amministrazione e del Sindaco, presenti alla seduta, i quali nonostante la richiesta fosse stata inviata anche a loro, non si sono attivati per niente e durante  la discussione in consiglio si sono affidati al silenzio tombale.

Solo qualche giorno prima il paese di Gangi aveva conquistato il meritato posto Borgo dei Borghi più belli d’Italia. Un bel trofeo che premia la bellezza del paese per fortuna conservatasi nel tempo.

Chissà se i consiglieri che hanno espresso il loro diniego ad una atto di civiltà e modernità, hanno la consapevolezza che questo diniego è una ferita alla bellezza?

Perché negare i diritti di cittadinanza a chi decide di vivere secondo le proprie scelte di vita non conformi ai canoni tradizionali o della maggioranza vuol dire negare la bellezza della libertà e la bellezza di una comunità aperta e tollerante.

Come ebbe a sintetizzare il poeta inglese John Keats “ bellezza è verità, verità è bellezza”.

La bellezza non può essere relegata solo all’aspetto esteriore, non può essere solo forma, deve essere sostanza,vita essa stessa, altrimenti rischia di diventare vuoto idolo.

La bellezza deve produrre progresso, apertura, modernità.

Temo che il mio paese, ancora una volta, in tema di diritti civili, sia arroccato ad  una concezione chiusa, basata sulla pretesa di imporre regole dettate dalla imposizione della propria ideologia di vita agli altri.

Temo che il mio paese riesca ad ignorare perfino la voce di Papa Francesco che su questi temi ha detto “ chi sono io per giudicare….?”

Invece no qui si è preteso di giudicare ideologicamente la vita degli altri in nome di un assurdo e falso concetto di famiglia tradizionale.

Una comunità che si basa sul giudizio di una parte maggioritaria sull’altra minoritaria, arrivando a negare il diritto di cittadinanza, è una comunità ingiusta che nega la vita come amore e come bellezza.

E mi dispiace che questo avvenga nel mio amato Borgo  dei Borghi più belli d’Italia e ne sono profondamente amareggiato.  

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