Polizzi Generosa, la corte d’appello assolve sindaco ed assessori

Redazione

Cronaca

Polizzi Generosa, la corte d’appello assolve sindaco ed assessori
Incandidabilità, una enorme bolla di sapone

18 Gennaio 2016 - 00:00

Tutti candidabili. Alla fine il dispositivo della Prima Sezione Civile della Corte d’Appello di Palermo sembra assumere un valore in più, quasi un certificato di lontananza dagli ambienti criminali per l’ex sindaco di Polizzi Generosa Patrizio David e per gli assessori Ruggero Cristodaro e Vincenzo Cascio. I tre avevano proposto ricorso contro la sentenza del Tribunale di Termini Imerese che il 6 marzo scorso dichiarava, in parziale accoglimento del ricorso presentato dal Procuratore della Repubblica, l’incandidabilità di David, Cristodaro, Cascio e Filippo Patti (l’unico dei 4 a non aver presentato ricorso contro il provvedimento assunto in primo grado dal Tribunale Civile).

In particolare per l’ex sindaco Patrizio David 3 erano le imputazioni sollevate dal Procuratore della Repubblica ed accolte in primo grado: la mancata vigilanza con riferimento ad un incarico per la redazione di uno studio agricolo forestale; il ricorso presentato direttamente al sindaco da parte della società AGG avverso l’illegittima esclusione da una gara d’appalto ed infine il presunto abbandono delle iniziative giudiziarie intraprese in relaziona al feudo “Verbumcaudo”.

Riesaminando le carte i giudici della Corte d’Appello, Rocco Camerata Scovazzo (Presidente), Guido Librino e Gioacchino Mitra, fanno emergere, fra le righe del dispositivo, i contorni di una vicenda che oggi appare assurda: si scopre intanto che, in merito alla prima imputazione, lo studio agricolo realizzato da un tecnico ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Polizzi Generosa,  era stato affidato dalla precedente giunta municipale, guidata dal sindaco Glorioso. “A tutto concedere – continua il dispositivo della Corte d’Appello – si tratta di una vicenda di limitato rilievo dalla quale non può desumersi un omesso controllo da parte di David Patrizio”

Deve anche tenersi conto, sottolinea la corte, della disciplina sulla distinzione tra i poteri di controllo politico – amministrativo, demandati agli organi di governo locale, e i compiti di gestione amministrativa, finanziaria e tecnica, che sono attribuiti ai dirigenti degli enti pubblici territoriali. In sostanza la corte dice che l’ex sindaco David non solo non avrebbe dovuto, ma non avrebbe potuto esercitare un controllo diretto, e ciò in funzione del rispetto della normativa vigente sugli enti locali. Insomma non era suo compito.

Ad analoghe conclusioni giunge la Corte d’Appello in merito alla seconda imputazione, quella legata al ricorso presentato dalla ditta AGG contro l’aggiudicazione di un appalto da parte della SIECRI. La circostanza che il ricorso fosse direttamente indirizzato al sindaco non gli consentiva di derogare la competenza prevista dalla normativa vigente, che ricade sugli uffici. Il ricorso presentato dalla ditta non poteva essere esaminato dal sindaco ma dal dirigente competente.

La Corte evidenzia che nella vicenda del ricorso presentato dalla AGG ci furono delle irregolarità, evidenziate anche nella relazione prefettizia, ma tali irregolarità sono avvenute al di fuori della competenza attribuita dalla legge al sindaco.

In merito poi all’abbandono delle iniziative giudiziarie intraprese per il feudo Verbumcaudo si arriva quasi al paradosso: l’addebito nei confronti dell’ex sindaco di Polizzi Generosa era quello di non aver rinnovato, per un breve periodo di tempo, l’incarico legale all’Avv. Morici contro la procedura esecutiva promossa dal Banco di Sicilia per l’acquisizione del feudo Verbuncaudo, quale principale creditore ipotecario.

Qui la vicenda necessita di un ulteriore chiarimento: l’ipotesi avanzata dalla pubblica accusa in sostanza tendeva a dimostrare che l’ex sindaco non avesse rinnovato l’incarico all’avvocato per agevolare l’acquisizione del bene da parte del principale creditore, il Bando di Sicilia appunto, che verosimilmente lo avrebbe rimesso in vendita con il rischio che tornasse nelle mani della mafia.

Ora, fa rilevare la Corte d’Appello, l’incarico all’avvocato Morici è stato sospeso in corrispondenza di un tentativo di transazione fra Comune e creditori dell’azienda agricola titolare del fondo Verbumcaudo. Un tentativo “prospettato – scrivono a chiare lettere i giudici della corte – anche dal Prefetto di Palermo”. Andato a monte il tentativo di transazione Patrizio David provvedeva tempestivamente a riassegnare l’incarico difensivo al medesimo legale. Di fatto poi, com’è noto, il feudo è stato trasferito, con provvedimento del 23 novembre del 2011, al patrimonio indisponibile della Regione Siciliana per essere assegnato poi, a titolo gratuito, al Consorzio Sviluppo e legalità di Palermo.

In definitiva dalla sentenza depositata lo scorso 13 maggio in cancelleria emerge una realtà del tutto diversa da quella prospettata dal Tribunale di Termini Imerese. La Corte d’Appello di Palermo conferma che l’ex sindaco di Polizzi ha operato correttamente, nel solco della legalità, e non ha subito nel corso del suo mandato alcun tipo di influenza esterna, tanto da precisare che i presunti rapporti intrattenuti con soggetti incensurati, ma ritenuti vicini alla famiglia mafiosa dei Maranto di Polizzi Generosa, ancorché non significativi sarebbero stati oltretutto sporadici. Incontri pubblici pressoché inevitabili in un piccolo comune come quello di Polizzi Generosa stando a quanto confermato dalla Corte d’Appello.

 A simili conclusioni giunge la Corte anche in merito a Vincenzo Cascio e Ruggero Cristodaro, vice sindaco ed assessore del Comune di Polizzi Generosa. Anche loro colpiti dal decreto di incandidabilità ed anche loro assolti con formula piena in secondo grado. Ad entrambi non erano state attribuite specifiche attività sospette, poste in essere nel corso del loro mandato. Gli organi inquirenti si concentrarono invece sui presunti rapporti fra i due e soggetti ritenuti vicini a cosa nostra. “La corte non condivide il convincimento espresso dai primi giudici sul valore decisivo degli accertati rapporti di frequentazione ai fini dell’applicazione dell’incandidabilità” si legge nel dispositivo. Si tratta, infatti, sia per Cascio che per Cristodaro di pochi incontri avvenuti in un lungo periodo di tempo e comunque privi del significato ipotizzato dagli organi inquirenti.

Una sentenza quindi che ribalta completamente il dispositivo del giudice di primo grado mettendo in discussione l’intero impianto accusatorio che ha portato allo scioglimento del Comune di Polizzi Generosa.

A questo punto non può non emergere un dubbio: se,  stando alla sentenza della Corte di Appello di Palermo,  né il sindaco né gli assessori hanno subito le influenze di cosa nostra, perché il Comune di Polizzi Generosa è stato sciolto per mafia? 

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