Siciliani al nord, la lettera di Paolo a Musumeci: “Noi ostaggi del consenso”

Redazione

Cronaca - L'appello al Presidente della Regione

Siciliani al nord, la lettera di Paolo a Musumeci: “Noi ostaggi del consenso”
"Ci sentiamo abbandonati dalla nostra Regione, nonostante l'estremo bisogno di rivedere i nostri cari"

03 Maggio 2020 - 18:06

Paolo è uno dei tanti, tantissimi giovani siciliani che, per motivi di studio o di lavoro, dall’inizio dell’emergenza coronavirus si trovano al nord, là dove sono rimasti anche dopo l’8 marzo. Paolo è uno di loro, uno di quei tantissimi “giovani responsabili” che anche il presidente Musumeci ha ringraziato per il loro senso del dovere, indicandoli come esempio da seguire: l’altra faccia della medaglia rispetto alle ormai famose scene della presa d’assalto della stazione di Milano. Ora però questi giovani, studenti che non hanno più motivo di rimanere per la sospensione delle attività didattiche, lavoratori in cassa integrazione o posti in smart working fino a fine anno, chiedono di rientrare, per riabbracciare i loro cari e (argomento da non sottovalutare in questi tempi di grave crisi economica) per evitare di continuare a pagare un affitto, tanto costoso quanto inutile. Ecco la su lettera rivolta al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci

Caro Presidente,

Stiamo vivendo un momento storico di estrema difficoltà per tutti, ed è per questo motivo che nel pieno dell’emergenza il mio appello è rivolto a Lei, presidente Musumeci. Tutti noi stiamo attraversando difficoltà di diversa natura ma lei non comprende, ancora oggi, quanto può essere difficile vivere questa emergenza lontano dai propri cari. Molti di noi, pur avendo ancora un contratto, sono a casa da due mesi, molti da soli, in un mono/bilocale. Non solo lavoratori, ma anche studenti, ci siamo trovati in un bivio e, mentre molti hanno deciso di prendere d’assalto i treni lo scorso 8 Marzo mettendo a serio rischio la salute di molte persone, noi siamo rimasti al nord per salvaguardare tutti voi, e siamo sempre noi che in questo momento ci sentiamo abbandonati dalla propria Regione, con l’estremo bisogno di rivedere i nostri cari. Non vedo perché l’apertura anticipata di alcune attività dovrebbe essere meno rischiosa o più importante di un siciliano che torna a casa rispettando tutte le dovute precauzioni. Il Dpcm ci aveva dato una speranza che Lei ha distrutto per la salvaguardia dei cittadini presenti in Sicilia e nel totale disinteresse dei siciliani al nord che ad oggi sperano ancora di poter tornare. Abbiamo tutti bisogno di ripartire, non solo per necessità economiche, ma anche affettive.

La verità è che lei non sta proteggendo i siciliani, sta solamente cavalcando l’onda del consenso di una parte di quelle persone che, vivendo la quarantena felicemente a casa e in famiglia, vogliono vietare l’ingresso di un proprio conterraneo. Siamo ostaggi di questo consenso che la spinge a proteggere i siciliani rimasti nella propria terra e non quelli emigrati. La salute non è uno stato che può essere solamente certificato ma è quella situazione in cui ognuno di noi si trova in una condizione di armonia con la mente e con il corpo. Caro presidente la nostra mente sta cedendo, abbiamo il bisogno, la necessità di un abbraccio dei nostri cari per poter stare sereni da entrambe le parti. La soluzione, a mio modesto parere, non è quella di vietare il rientro, anche quando il governo lo permette, ma garantire a tutti i conterranei che possono certificare la presenza di familiari (genitori, fratelli, sorelle) di poter tornare nella massima sicurezza per loro e per tutti i siciliani. Non trattateci come degli appestati, il virus non è una nostra colpa. Il nostro stato di salute mentale è invece minacciato dalle sue decisioni che ci rendono ostaggi in questa emergenza, in una terra diversa dalla Sicilia che non può garantirci l’affetto dei nostri cari.
Per questo motivo, a nome di tutti i siciliani presenti nelle diverse regioni d’Italia ed europee, la preghiamo di rivalutare le sue posizioni, tenere da parte il desiderio della ricerca di un consenso politico e di valutare ciò di cui la Sicilia e i siciliani tutti hanno bisogno, non solo delle persone presenti nella nostra amata terra che in futuro potranno garantirLe dei voti. Chiediamo di non eliminare i nostri diritti ma di garantirli con le dovute precauzioni. Chiediamo di poter tornare a casa in tutta sicurezza per noi e per i nostri cari, nel rispetto delle misure necessarie per contenere la diffusione dello stesso virus che sotto molteplici aspetti ci sta distruggendo. Chiediamo certezze, perché non possiamo prenotare un volo che partirà tra 15 giorni e incrociare le dita che Lei non cambi ancora idea, causando la cancellazione del volo e, in alcuni casi, perdite economiche. Le vie di comunicazione per la Sicilia sono minime, ed è giusto cosi, per tenere sotto controllo il flusso in entrata, ma visto l’elevato numero di persone desiderose di tornare a casa è impossibile trovare un “passaggio” in tempi brevi. Ci affidiamo al suo buon senso, sperando che Lei abbia fiducia in noi e che comprenda le difficoltà che stiamo attraversando. In attesa di una sua risposta e nella speranza che questo virus venga sconfitto Le auguro un buon lavoro. Paolo Sauro

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