Avvelenò il marito con il cianuro: confermata la condanna a 30 anni. Ma ha un figlio piccolo e resta ai domiciliari

Redazione

Cronaca - In cassazione

Avvelenò il marito con il cianuro: confermata la condanna a 30 anni. Ma ha un figlio piccolo e resta ai domiciliari
I familiari della vittima: "E' una ingiustizia che resti a casa e non vada in carcere"

25 Novembre 2023 - 12:16

Niente da fare per Loredana Graziano, 37 anni, accusata di avere avvelenato il marito pizzaiolo Sebastiano Rosella Musico di 40 anni a gennaio del 2019. I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso e confermato la condanna a 30 anni di carcere. Ma la donna, che ha un figlio piccolo, rimarrà ai domiciliari. Era stato l’ex amante e compagno della donna a far riaprire le indagini, spiegando agli inquirenti che la donna le aveva confessato di aver avvelenato il marito con la somministrazione di cianuro e di un anticoagulante, il Coumadin. Loredana Graziano è stata condannata al pagamento di una provvisionale esecutiva di 140 mila euro a favore dei familiari della vittima che si sono costituiti in giudizio assistiti dagli avvocati Salvatore Sansone e Provvidenza Di Lisi. Il risarcimento sarà stabilito con un nuovo processo in sede civile.

“Sebbene attendessimo con sicurezza la conferma della sentenza di condanna, non ci rassegniamo all’ingiustizia che la Graziano possa beneficiare del comodo trattamento degli arresti domiciliari – dicono Domenico Rosella Musico e Maria Concetta Rosella Musico fratello e sorella della vittima – Non è giusto che una imputata condannata definitivamente per un delitto gravissimo, consumato in maniera subdola e violentissima, possa beneficiare di un trattamento carcerario di favore perché madre di un bambino di meno di tre anni. Resta aperta una ferita dolorosissima. L’imputata aveva già avuto la possibilità di andare a vivere con il proprio figlio presso una casa famiglia nei pressi di Avellino, ove scontare la pena in regime di sorveglianza attenuata, ma incredibilmente ha rifiutato questa scomoda alternativa perché lontano da casa. Sostanzialmente gli viene accordato il capriccio di scontare la pena, ora definitiva e meritatissima, ai domiciliari per vivere comodamente dopo il gravissimo delitto che ha consumato. E’ una grandissima ingiustizia”.

Per gli avvocati la battaglia legale prosegue. “Soltanto lo scorso 30 gennaio, la corte di assise di appello di Palermo, confermando per l’imputata la sentenza di condanna per omicidio volontario aggravato alla pena di 30 anni di reclusione, aveva respinto la richiesta di sostituzione della misura cautelare presentata dalla sua difesa evidenziando la gravità delle condotte poste in essere e quindi la persistenza della sua pericolosità – dicono l’avvocato Salvatore Sansone e Provvidenza Di Lisi – Ora il passaggio in giudicato della sentenza di condanna ci impegnerà a sollecitare la revoca di qualunque beneficio in favore di Loredana Graziano perché possa scontare la pena in carcere e non ai domiciliari”.

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