La Pentecoste. Gangi in festa

Marianna Lo Pizzo

Eventi

La Pentecoste. Gangi in festa
I santi, la devozione, il terzo fuochista

18 Gennaio 2016 - 00:00

E’ il lunedi più atteso dell’anno per la comunità gangitana. Il giorno successivo alla Pentecoste cristiana, carico di devozione e passione verso il Protettore della città.

 Protettore a cui durante l’anno vengono rivolte preghiere e suppliche, silenzi di mani giunte e ginocchia piegate davanti al simulacro che ritrae U Spirdu Santu, lo Spirito Santo, dalle sembianze terrene di un Cristo Pantocratore che rivolge lo sguardo all’ingresso del Santuario meta di pellegrini locali e non.

Come su un trono, la mano benedicente, la colomba sul petto,  un sovrano misericordioso che attende qualunque cuore voglia rivolgersi ad esso. E’ il giorno dell’appartenenza massima, il giorno in cui tutti scelgono di esserci . La Chiesa dello Spirito Santo sorta a valle del Monte Marone dopo il ritrovamento dell’immagine sacra da parte di un contadino sordomuto, miracolato grazie a quella scoperta, è diventata  nei secoli simbolo della comunità.

Nel pomeriggio il richiamo della campane  alla Chiesa Madre da il segnale di raccolta dei pellegrini e dei fedeli per la partenza. Un lungo cordone umano che si snoda tra le vie del Paese , un filo di Arianna che collega l’inizio del cammino ad un sicuro traguardo. I tamburi, le confraternite in ordine , i piedi scaldi di chi ringrazia o chiede una grazia, le pance delle mamme in attesa, i passeggini con i neonati, i secchielli pieni di monete che i bambini fanno tintinnare al passaggio della processione, i “mascuna” che tuonano nell’aria, i rosari e le chiacchiere, le finestre aperte,  i balconi fioriti, l’attesa, l’arrivo.

“Passa il santo passa il santo

Guarda quant'è bello

Cantano le donne in coro”

Cosi canta Tosca ne “Il terzo Fuochista “ , di Ruggiero Mascellino, musicista orgogliosamente di origine  gangitana che con queste frase fotografa un’immagine precisa di quello che sarà anche questo  lunedì  di quest’anno, 9 giugno.

Devozione, motivazione, radici.

Radici che sono tutte lì, nelle spalle di chi si tramanda da generazioni la devozione ad un santo, ad un’immagine, che sono li nell’orgoglio di portare il nome dei nonni che è lo stesso del Patrono San Cataldo, nella volontà di riportare quella pesante statua dalla valle a monte a piedi, perché si sa, San Cataldo non vuole tornare a casa se non a spalla dai suoi devoti.

Radici che sono nei “Miraculi”, le corse con i santi davanti alla Chiesa invocando ed esaltando lo Spirito Santo e la Misericordia di Dio.

Un giorno di calore, di famiglie che si riuniscono e si allietano di una presenza unica , rimarcando l’importanza anche fisica dell’unico Santuario in Europa dedicato alla componente della Trinità Cristiana più potente.

“Bancarelle giostre giochi luci orchestre tenotini zum pa pa

Noccioline torroncini lecca lecca palloncini zum pa pa

E zum para para zum para para zum pa pa”

E poi la festa per i più piccoli, le luci, i colori, il terzo fuochista che accende di colori del cielo chiudendo la giornata attesa e conclusa

Oro turchese amaranto Corallo smeraldo caffè

La bimba in quel cielo d'oriente

Vide la vita e l'amore che c'è

un due tre

Tre colpi a finire e la notte tornò

Da allora rimase a sognare

E i colori per sempre con sè si portò.

 

“Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!”

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