Mafia: 7 arresti a Caltanissetta e rispunta il nome di Maranto

Redazione

Cronaca

Mafia: 7 arresti a Caltanissetta e rispunta il nome di Maranto
Accuse di estorsione per Giovanni Antonio Maranto di Polizzi Generosa

18 Gennaio 2016 - 00:00

Un nuovo caso di condizionamento mafioso degli appalti aggiudicati nella provincia di Caltanissetta è stato scoperto dalla Squadra Mobile, che nell'ambito dell'operazione coordinata dalla Dda e denominata “Colpo di Grazia” ha eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli indagati, considerati affiliati ai clan di Caltanissetta, Gela e Vallelunga, sono accusati di estorsione aggravata. Gli appalti passati al setaccio, riguardano un periodo compreso fra il 1999 e il 2004, la maggior parte dei quali banditi dall'Asi di Caltanissetta.

Le sette misure di custodia cautelare emesse dal Gip di Caltanissetta riguardano: Antonino Racco 66 anni di Caltanissetta; Armando Giuseppe D'Arma, 60 anni di Gela; Salvatore Dario Di Francesco 55 anni nato a San Cataldo e residente a Serradifalco; Antonio Giovanni Maranto 50 anni, di Polizzi Generosa; Angelo Palermo 57 anni di Caltanisetta; Giovanni Privitera 58 anni di Santa Caterina Villarmosa; Giuseppe Rabbita, 44 anni di Caltanissetta. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di estorsione aggravata. Fra il 1999 e il 2004, avrebbero pilotato alcuni appalti aggiudicati da vari enti nel nisseno, e specialmente dal consorzio Area di sviluppo industriale.

L'organizzazion non solo imponeva il pizzo sugli appalti pubblici e privati, ma pilotava le stesse gare per favorire ditte vicine a “Cosa nostra” o persone compiacenti. Grazie anche a dichiarazioni di alcuni pentiti sono state ricostruite le modalita' attraverso cui venivano aggiudicati gli appalti banditi dall'Asi di Caltanissetta.

Gli inquirenti ritengono che i sette indagati abbiano gestito con metodi mafiosi, assieme ad altri affiliati che nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia, diversi appalti della provincia di Caltanissetta. Oltre al pagamento di una somma pari al 2% del valore di ogni appalto, il clan imponeva in regime di monopolio anche la fornitura di mezzi e materiali.

Tra le commesse oggetto degli appetiti mafiosi, il depuratore dell'Asi, il completamento della viabilita' delle zone Ovest e Nord di contrada Calderaro, la costruzione del museo archeologico di Santo Spirito e della chiesa di San Luca, la manutenzione straordinaria di alcune strade provinciali, il rifacimento della via Paladini e dell'impianto fognario di Santa Barbara

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