San Mauro festeggia il “nonno” che attraversò l'Europa a piedi

Redazione

Cronaca

San Mauro festeggia il “nonno” che attraversò l'Europa a piedi
Grande festa per i 100 anni di Mauro Sgrò

18 Gennaio 2016 - 00:00

Nonno Mauro, mentre festeggia tiene sulle gambe il tricolore, non certo per aver seguito i mondiali! E fa bella mostra della sua onorificenza militare ben appuntata sulla giacca. Un centenario che in tempi di crisi, anche d’identità, ci testimonia il valore della vita.

Mauro Sgrò ha sperimentato sulla sua pelle quanto dura può essere questa terra, non solo per aver fatto il contadino, ma ancor più per aver attraversato mezza Europa a piede per far ritorno a San Mauro dopo due anni di prigionia in Cecoslovacchia, alla fine del secondo conflitto mondiale.

Un maurino, un madonita, un italiano. Nonno Mauro che nel 1935 si imbarcò come artigliere verso l’Africa da dove tornerà con l’onoreficenza della croce a merito di guerra. Nel 1940 venne richiamato ed andò in Albania e lì rimase insieme a tutta la sua compagnia, di presidio. Dopo l’armistizio fu preso prigioniero e deportato in Cecoslovacchia. Rimase lì, per circa due anni prigioniero dei tedeschi e costretto a lavorare in una fabbrica di legname. Quando i familiari lo davano ormai per disperso fece ritorno nel borgo madonita dopo avere attraversato a piedi, un pezzo d’Europa.   RQ

 

 

La lettera della nipote

25 Giugno 1914,

nacque mio nonno (Mauro Sgro) figlio dell’amore, degli stenti e della povertà di una famiglia, come tante, che lottava con tenacia contro l’aspra realtà che si registrava nei primi del ‘900. Periodo in cui incalzavano le idee del Manifesto Futurista di Marinetti, dove la guerra veniva definita “igiene del mondo” ed in cui si esaltava la potenza e la perfezione della macchina che (in un futuro definito breve) avrebbe dovuto sorpassare e sostituire l’uomo secondo un modello di perfezione inarrivabile.  In questo contesto controverso, questo vecchietto, crebbe come bimbo lavoratore, ubbidiente e spensierato. Liberatorie le corse per i vicoli e le praterie maurine affollate di persone e di storie appassionanti, che si tramandavano oralmente, nelle lunghe serate invernali al lume di candela consumate in abitazioni di pietra e calce. Da ragazzo imparò il duro mestiere del contadino che ha svolto per tutta la vita, con capacità e dedizione. A soli 22 anni, il 26 Dicembre del 1935, si imbarcò da Genova per Massaua città dell’Etiopia occupata dagl’italiani (per volere del duce) che intendeva proclamare l’impero attraverso la costituzione di colonie in Africa. Così fù e l’artigliere di cosseria Sgro tornò in Italia, vittorioso ed onorificato con croce a merito di guerra. Quest’ultima orgogliosamente custodita ed indossata per anni durante la commemorazione del 4 novembre. I ricordi di questo periodo sono sempre stati chiari ed hanno scandito i tanti pomeriggi passati da vecchio, al sole delle panchine di piano San Giorgio, nei discorsi fatti con i pochi anziani del quartiere, suoi coetanei.  Durante il secondo conflitto mondiale venne richiamato (esattamente a settembre del ’40) ed andò in Albania (da poco italiana) e lì rimase insieme a tutta la sua compagnia, di presidio. Si trovò coinvolto in una guerra divenuta di posizione che vedeva incursioni in Grecia e frettolosi rientri alle basi albanesi. Dopo l’armistizio firmato dal generale Badoglio (il 3 settembre 1943) che sancì la fine delle ostilità belliche per l’Italia e la conseguente occupazione di metà della penisola da parte dell’esercito tedesco, mio nonno fu preso prigioniero e deportato in Cecoslovacchia. Rimase lì, per circa due anni prigioniero dei tedeschi e costretto a lavorare in una fabbrica di legname. La resa incondizionata dell’esercito tedesco firmata a favore dei nemici (il fronte degli ) avvenne nel maggio del ’45, ciò gli permise di tornare finalmente a casa, senza mezzi né istruzione. Insieme all’amico Mario e al gangitano Giacomo, si misero in viaggio (a piedi) affrontando la fame, i numerosissimi pericoli dovuti alle ultime resistenze nemiche e al forte desiderio di tornare finalmente in patria. Inutile scacciare la commozione quando si ricorda il memorabile abbraccio alla madre e ai familiari tutti, che increduli lo hanno ritrovato smagrito, confuso e solo. La restante parte della sua centenaria vita è passata tranquillamente e le diverse vicende che lo hanno coinvolto personalmente le ha sempre superare al meglio, con l’aiuto tacito di Dio. Accompagnato da 53 anni di matrimonio (con la sua amata Maura) e dal dono più prezioso: l’unica figlia Concetta. Quindi: longevo nonno, auguri!!! Un grazie speciale dai tuoi coccolati, seguiti e supportati familiari.

Un sentito ringraziamento va: a tutti i presenti, alle diverse associazioni a carattere militare e religioso che sono intervenute per celebrare ulteriormente questa giornata ed alla giunta comunale tutta.

In particolare non possiamo non ricordare la figura del maresciallo Donato dell’associazione combattenti e reduci di Collesano,  il signor Angelo Turrisi ed il parroco Giuseppe Amato.

Nicolosi Silvia Maura

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