Cefalù con i rubinetti “a secco”: braccio di ferro tra il sindaco e Sorgenti di Presidiana

Redazione

Cronaca

Cefalù con i rubinetti “a secco”: braccio di ferro tra il sindaco e Sorgenti di Presidiana

02 Agosto 2017 - 14:30

In alcune zone del paese, ieri pomeriggio mancava l’acqua. E nei prossimi giorni la situazione potrebbe peggiorare. A Cefalù, il braccio di ferro tra il Comune e l’acquedotto Sorgenti di Presidiana sta provocando i primi disagi per i cittadini. Alla radice di tutto c’è un debito da un milione e 700 mila euro, accumulato a partire da febbraio 2016. Il potabilizzatore rimarrà attivo fino all’esaurimento degli agenti chimici rimasti nei magazzini. Poi, i rubinetti si chiuderanno. Dopo mesi di minacce, l’ultima venerdì scorso, la società dell’acqua è passata alle vie di fatto. A nulla è valsa la diffida inoltrata dal sindaco alla società. Oltre all’interruzione di pubblico servizio, la mancata erogazione comporterebbe rischi di natura igienico-sanitaria.

L’emergenza è sul punto di scoppiare proprio in piena estate, quando la spiaggia è piena di turisti venuti da ogni dove. E tra gli albergatori, che in questo periodo fanno affari d’oro, comincia a serpeggiare una certa preoccupazione. “Ieri il servizio ha funzionato normalmente. Ma un eventuale blocco per noi sarebbe una tragedia”, dice a Repubblica Ciccio Randone, referente locale di Federalberghi. Fino a due anni fa, la gestione era in mano all’Amap, già responsabile del servizio idrico in 34 comuni del Palermitano. L’ex municipalizzata ha poi deciso di battere in ritirata, a causa dei costi proibitivi del potabilizzatore. Per mandare avanti il macchinario servono un milione e mezzo di euro ogni anno, esclusi i costi della manutenzione e dell’energia elettrica.

Così, l’amministrazione comunale è rimasta con il cerino in mano. Il sindaco Rosario Lapunzina ha rifiutato di sobbarcarsi la gestione dell’acqua, facendo appello a una sentenza della Corte costituzionale. La Consulta ha infatti stabilito il principio del gestore unico del servizio idrico all’interno di ciascun Ambito territoriale ottimale (Ato). Il primo cittadino, con tre diverse ordinanze, aveva cercato di risolvere il problema rimettendo la gestione nelle mani di Amap. Un tentativo reso vano da una sentenza emessa dal Tar lo scorso 14 giugno, che ha annullato tutti i provvedimenti. “Si tratta di una situazione fantozziana. Negli ultimi dieci anni non c’è stata pace, abbiamo assistito a continue liti e cambi di gestione”, commenta sempre a Repubblica  Randone. Se anche il Comune, per mettere una pezza, dovesse assumere su di se l’onere del servizio, “bisognerebbe capire quali tariffe intende applicare alle strutture alberghiere. Noi non siamo disposti a pagare cifre da capogiro per l’acqua. I costi ricadrebbero sui prezzi e perderemmo il mercato a beneficio dei concorrenti stranieri”.

Agli hotel vengono applicati canoni risalenti a trent’anni fa: “In caso di aumenti repentini, potrebbero nascere dei contenziosi”, avverte Randone. E dire che il 30 giugno scorso l’accordo sembrava raggiunto. In un vertice all’assessorato regionale all’Energia, l’amministrazione comunale aveva promesso a Sorgenti di Presidiana un anticipo di 500mila euro. Secondo il sindaco, prima di sbloccare i fondi è necessario che l’Assemblea territoriale idrica (Ati) di Palermo individui un nuovo gestore. Della delibera, però, non c’è ancora traccia.

Fonte Repubblica.it

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