“ERAVAMO GANGI”

Michele Ferraro

Cronaca - GANGI

“ERAVAMO GANGI”
Il sindaco continua a vestire i panni del pompiere ma i sei consiglieri dissidenti sembrano pronti a passare fra i banchi dell'opposizione

19 Marzo 2019 - 19:13

Adesso il caos non è più calmo. A Gangi la situazione politica è ormai vicina ad una svolta destinata a segnare la fine di un’epoca che ha unito tutti i soggetti politici attivi del Comune madonita sotto l’unico vessillo della lista “Siamo Gangi”.

Ieri sera, dopo un lunghissimo periodo, si è riunita nuovamente l’assemblea plenaria del partito unico gangitano. All’ordine del giorno la crisi politica derivante dalla mozione di sfiducia firmata da sei consiglieri comunali nei confronti del presidente del Consiglio Roberto Domina. Sono rimasti fuori dalla porta i recenti fatti di cronaca giudiziaria che vedono 18 gangitani destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini diramato dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, in merito alle ultime elezioni regionali, nelle quali era candidato Giuseppe Ferrarello, vice sindaco e big sponsor della lista unica presentatasi alle scorse amministrative.

 

Chi si aspettava una presa di posizione del sindaco Francesco Migliazzo in difesa della mozione di sfiducia è stato deluso. Il sindaco continua a vestire i panni del pompiere. “Lasciateci lavorare in pace. Il momento è delicato – afferma ai nostri microfoni il primo cittadino – ci sono state delle incomprensioni ma oggi più che mai dobbiamo mettere l’interesse della nostra comunità davanti ad ogni cosa. Sono fiducioso e convinto della buona fede di tutti. Tutti, seppure da posizioni momentaneamente diverse, abbiamo a cuore solo il bene del paese. Spero che presto troveremo una nuova sintesi”.

 

Sulla convocazione del consiglio comunale ancora nessuna notizia. Il salone di Palazzo Bongiorno è una sede vacante ormai quasi da tre mesi, un record (negativo) mai sfiorato prima e, come ricorda lo stesso Francesco Migliazzo “bisogna fare in fretta, abbiamo un bilancio da approvare”. Eh si! Il bilancio, il grave problema della condotta idrica, il servizio di raccolta differenziata, partito in ritardo nel centro abitato e che ancora funziona a singhiozzo, la delicata vicenda giudiziaria che meriterebbe almeno un punto all’ordine del giorno. I motivi di urgenza sono tanti ma la sede del consiglio comunale sembra ormai un palazzo di gomma, isolato e desolato.

 

Gli unici a far “rumore” sono i sei consiglieri “ribelli”, che nel corso dell’assemblea plenaria hanno tenuto fede alla loro posizione e che ora, inevitabilmente, si dovranno dirigere verso i banchi dell’opposizione, con le scelte conseguenti anche in seno alla giunta municipale. Dopo quelle di Nino Blando potrebbero arrivare a giorni al tavolo di Francesco Migliazzo anche le dimissioni dell’assessore Ignazio Sauro. Il quadro ormai è chiaro. Al di là delle accuse rivolte al presidente del Consiglio, a determinare la rottura che ha mandato a gambe all’aria l’esperimento della lista unica è l’atteggiamento del vice sindaco Giuseppe Ferrarello, capace di condizionare anche il più piccolo aspetto della vita amministrativa del paese, relegando al ruolo di semplici comparse, assessori, sindaco e consiglieri comunali.

 

In questo quadro di certo non aiuta la vicenda emersa dall’ultima inchiesta condotta dal Tribunale di Termini Imerese. L’ipotesi di reato (con le aggravanti di aver agito in concorso e per motivi abietti) è quella descritta dall’articolo 96 del testo unico sulle elezioni amministrative, che punisce con pena pecuniaria o anche con la reclusione “chiunque, appartenendo all’Ufficio elettorale, con atti od omissioni contrari alla legge, rende impossibile il compimento delle operazioni elettorali, o cagiona la nullità della elezione, o ne altera il risultato, o si astiene dalla proclamazione dell’esito delle votazioni”.

 

A Giuseppe Ferrarello viene contestata una telefonata ad un suo rappresentante di lista il quale gli avrebbe passato, durante lo spoglio, il presidente del seggio a cui l’ex sindaco di Gangi in corsa per uno scranno a Sala d’Ercole, avrebbe chiesto di non redigere alcun verbale di contestazione dei suoi voti. Secondo quanto emerso dalle indagini Ferrarello avrebbe saputo della contestazione di 54 schede e si sarebbe dato da fare per la loro attribuzione: le 54 schede vengono messe da parte e poi conteggiate senza riferimento alle contestazioni fatte, anche verbalmente, durante lo scrutino. “In violazione – scrive il Pm – di quanto previsto dal testo unico sulle elezioni degli organi delle amministrazioni comunali”. Lo stesso giorno, sempre durante lo scrutinio, Ferrarello si sarebbe messo in contatto anche con alcuni rappresentanti di altre liste (Movimento 5 Stelle e Cento Passi con Claudio Fava), insistendo anche con loro perché non fossero contestati i suoi voti.

 

Non si sa ancora se, a seguito della notifica di chiusura delle indagini ci saranno per le vicende sopra descritte dei rinvii a giudizio. Al momento però ad aver ricevuto la notifica del tribunale sono stati i 14 componenti dei due seggi elettorali finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica: in particolare il seggio numero 3 per il quale è agli atti anche la telefonata intercorsa fra Ferrarello ed il presidente, ed il seggio numero 2 per il quale non risulta nessun contatto, diretto o indiretto, con nessuno dei componenti del seggio. Per loro l’ipotesi di reato che, va ribadito, al momento non è ancora formalizzata perché nessuno è stato già rinviato a giudizio, è falso ideologico, commesso da pubblici ufficiali in atti pubblici. Uno dei rappresentati della lista “Arcipelago Sicilia – Micari Presidente” e l’attuale sindaco vengono indicati quali agevolatori mentre a determinare il reato sarebbe stato Giuseppe Ferrarello. L’attuale vice sindaco di Gangi viene citato in altri due punti del verbale di conclusione della maxi indagine, per due distinte vicende per le quali si ipotizza il reato di voto di scambio.

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