I maltrattamenti all’asilo, i bambini sentiti in Tribunale confermano

Redazione

Cronaca - Collesano

I maltrattamenti all’asilo, i bambini sentiti in Tribunale confermano
Il Gip non ha revocato la sospensione dall'esercizio dell'insegnamento per le maestre coinvolte nell'indagine

02 Agosto 2019 - 12:40

Protetti dalla vista dei (pochi) curiosi, sono stati ascoltati nella nuova aula protetta del Tribunale di Termini Imerese, alla presenza di uno psicologo, dal pm Daniele Di Maggio e dal gip Stefania Gallì, i piccoli, che hanno un’età compresa fra 3 e 6 anni, che avrebbero subìto maltrattamenti da sette maestre dell’istituto comprensivo Cinà di Collesano.

Lo rivela l’edizione odierna del Giornale di Sicilia. I bambini avrebbero confermato quanto emerso dall’inchiesta condotta dai carabinieri del borgo madonita, attraverso intercettazioni ambientali che hanno ripreso “maltrattamenti di natura psicologica e fisica tali da cagionare nei bambini sofferenze e umiliazioni, fonti di continuo disagio”. E per questo il Gip non ha revocato la sospensione dall’esercizio dell’insegnamento, per un periodo che va dai nove ai dodici mesi, a quattro delle sei maestre che erano state sospese quando era scoppiato il caso (una è sempre stata indagata a piede libero). Dopo l’interrogatorio di garanzia delle indagate, il gip aveva revocato la misura a una maestra per inesistenza delle esigenze cautelari: andrà in pensione il primo settembre. Un’altra era stata riammessa in servizio dal Tribunale del riesame di Palermo (ne parlavamo in questo articolo).

“L’ascolto dei file audio, unitamente alla visione dei video, relativi all’attività di intercettazione ambientale posta in essere nel corso delle indagini, offrono la prova evidente di come la maestra, con cadenza quotidiana, sistematicamente ricorra all’uso di violenza fisica e verbale per costringere i piccoli alunni, affidati dagli ignari genitori alle sue cure, a rimanere in militare silenzio – scrive il gip Gallì – Significative sono le riprese video che testimoniano, in uno all’ascolto dei relativi file audio, di come l’indagata, sbraitando di continuo all’indirizzo dei piccoli allievi, urlando loro e ricorrendo a frasi pronunciate in dialetto e ad espressioni offensive ed umilianti”.

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