Coronavirus, “Tornare o no?”, parlano i madoniti residenti al nord

Marianna Lo Pizzo

Cronaca - L'intervista

Coronavirus, “Tornare o no?”, parlano i madoniti residenti al nord
Abbiamo chiesto ad alcuni giovani madoniti che vivono al nord come stanno vivendo la situazione di questi giorni. Ecco le loro risposte

27 Febbraio 2020 - 12:18

Rossa, verde, gialla. Un arcobaleno che divide l’Italia ancora una volta in due. Il Nord e il Sud che si guardano a distanza con le storie di giovani e lavoratori che sono il vero ponte di un paese in preda alla psicosi da coronavirus. E se molti studenti e lavoratori si trovavano già  “a casa” per il periodo di Carnevale, prolungando di fatto i giorni di permanenza, la maggior parte  si è ritrovata nel giro di ventiquattrore a fare i conti con la distanza, durante un’emergenza nazionale.

Dov’è la tua casa? Lo abbiamo chiesto a Sofia, Silvia, Antonio, Renato, Lisa che si trovano per lavoro e per studio tra Milano e Bologna.
Ed è difficile che la risposta sia una soltanto. Non esiste una casa soltanto per chi si è spostato da Sud a Nord. Esistono i luoghi che ti accolgono, quelli dove ci sono pezzi che raccontano di te e che ti custodiscono per il futuro ma esiste anche quella parte che hai lasciato durante l’estate, dove sei cresciuto e dove non vedi l’ora di tornare.

Le grandi città vivono una pseudo quarantena. I luoghi pubblici sono chiusi, i privati continuano a lavorare, anche in smart working.

<<Negli anni ho imparato che “casa” può essere un po’ ovunque, dalla lasagna preparata da mamma nella mia casa da studentessa per il mio compagno di studi giapponese, al divano-letto dell’appartamento dei miei cugini>>

<<Casa mia è dove vivo, dove vive la mia famiglia, ma è anche in ogni parte di superficie terrestre in cui vivono le persone a cui voglio bene o le città che ho conosciuto e ho amato. La mia casa non è fatta di quattro mura e un tetto così come non divido il mondo in zone franche e zone rosse. Se mi sento in pericolo qui? No. Se mi sentissi più al sicuro a Gangi? Neanche>>

Così ci rispondono prima Silvia e poi Sofia che sono sorelle e che vivono rispettivamente a Milano e a Reggio Emilia. In questa settimana avrebbero dovuto essere raggiunte dai loro genitori, ma abbiamo preferito che non partissero, ci rispondono.

La Lombardia è una delle regioni più colpite dal coronavirus insieme al Veneto ma anche casi si sono registrati in diverse altre regioni, come L’Emilia, il Lazio, e città come Venezia. Nuovi contagi sono stati registrati anche in Sicilia. Trovati positivi una turista con il marito in vacanza a Palermo e la diffidenza contro una generazione in perenne movimento, si impenna. I Comuni del palermitano hanno diramato un comunicato con la chiusura delle scuole per una pulizia straordinaria e una richiesta di comunicazioni immediata, se di ritorno dal Nord Italia, per la valutazione di un’eventuale quarantena in accordo con il medico di famiglia.

Cosa pensate di chi  in questi giorni dal Nord è rientrato al Sud?

Diciamolo, nessuno pensa che ci sia un’azione di rifugio volontaria, la coincidenza con le vacanze di carnevale, i viaggi già programmati, il rientro per motivazioni varie. Il non riconoscere questo è una mancanza di fiducia nel prossimo. Tutti sono naturalmente concordi che limitare gli spostamenti, così come richiesto dal Governo sia la cosa più plausibile da fare. <<Non ritornerei a casa adesso perché non era in programma. Gli altri che sono tornati a casa avranno i loro motivi che mi piace pensare non siano collegati al virus. Trovo poco sensato tornare sulle Madonie in questo momento passando per bus, treno, stazioni, aeroporti, aerei . E poi sarebbe devastante non poter andare a mangiare dalla nonna>>

Renato non ha dubbi che i rientri siano stati soltanto determinati dalla coincidenza. Gli anziani sono quelli maggiormente a rischio e sono i nonni quelli che si lasciano sempre con più dispiacere ad ogni ripartenza. << alcuni miei colleghi sono rientrati per le vacanze di carnevale, qualcuno magari è rientrato per paura di essere contagiato. Immagino comunque che ci sia paura di ammalarsi lontani da casa>>

Lisa azzarda un’ipotesi su eventuali spostamenti improvvisi, ma è solo un’ipotesi. Al Nord dal Mezzogiorno si sono spostati negli ultimi venti anni 2 milioni e 15 mila residenti di età compresa tra i 14 e 35 anni (fonte Svimez). E quello che si vive in questi giorni nelle città è uno scenario assolutamente nuovo. << La psicosi è alle stelle, cammini per strada e vedi molte persone con la mascherina, che a sentir un colpo di tosse o uno starnuto fanno 3 balzi in avanti >>

<<La vita in città è cambiata in pochissimo tempo, si avverte molto la paura della gente, ho assistito a scene tragicomiche in cui certi ragazzi stavano per far scoppiare una rissa a causa di un colpo di tosse di un altro. Rientrando a casa da lavoro in autobus (ovviamente deserto) mi sono accorta che le fermate erano dimezzate rispetto alla mattina stessa, evitando le più “pericolose” come quella della stazione>>

E questa psicosi sta determinando già gravi danni all’economia e al turismo. Molti i paesi che hanno bloccato anche l’ingresso degli italiani nei loro paesi. E questo per una generazione che necessita di spostarsi sarà deleterio. Non manca però l’ottimismo sui giorni futuri. <<L’efficienza di Milano sarà salva, vedrete. Dal punto di vista lavorativo spero che questo stop serva a far comprendere l’inutilità di certe riunioni interminabili o di presenziare ad ogni costo a qualunque evento simil-professionale avvenga in città. Spero che ci si possa riscoprire più efficaci che efficienti, lo si è anche in tuta e ciabatte.>> così è sicura Silvia e Antonio avvalora questa risposta.

<<Le città stanno rispondendo. Il giudizio poi si vedrà a valle. Personalmente trovo poco sensato chiudere cinema pub e teatri, lasciando aperti i centri commerciali. Naturalmente non può continuare così, tutto questo ha e avrà delle conseguenze molto forti sull’economia che spero saremo in grado di affrontare.>>

Insomma, insegnanti a parte, costretti a casa, nel tedio delle giornate senza programmazioni e alunni, il lavoro privato continua a procedere anche se con legittimi dubbi sulle ricadute economiche nel prossimo futuro. Le partite iva infatti sono quelle ad avere ancora più timore di questa crisi imminente dei servizi.

All’ultima domanda, cosa hai nel frigo, hanno risposto tutti con il sorriso: Amaro, vino, carote, zuppa d’orzo e qualche yogurt. In sintesi frigoriferi che languono. Come sempre, aggiunge Sofia. Con queste risposte è ovvio che ci sarà un’impennata di pacchi da giù, che se non si può partire si può sempre spedire. E un bacio e un abbraccio virtuale sotto l’indirizzo di queste case che hanno i nomi dei nostri ragazzi che vivono nel nostro stesso Paese, solo un po’ più sù.

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