“Atlante umano siciliano”, il giro dell’isola che diventa mondo

Marianna Lo Pizzo

Italia - Cosa leggo

“Atlante umano siciliano”, il giro dell’isola che diventa mondo
Il libro del mese di marzo è "Atlante Umano Siciliano" di Francesco Faraci

01 Marzo 2020 - 10:02

Una ragazza odora un mazzo di crisantemi sul ciglio di una strada, il suo sorriso solleva dalle angosce e proietta in un viaggio lontano. E Francesco che di viaggi ne ha fatti moltissimi, per costruire Atlante Umano Siciliano, ne ha dovuto fare uno principalmente interiore, partendo dalle sue origini. Dalle coste all’entroterra, in autostop o in autobus, con il sole e la neve, attraverso il bianco e nero dei suoi occhi, ha preso forma, nei ventimila chilometri percorsi, questo mappamondo di energie che non ha bisogno di ulteriori rappresentazioni se non quelle della poesia.

Atlante Umano Siciliano, edito da Emuse, è una poesia dell’immagine, che affonda nei contrasti. Certamente quella del bianco e nero, ma anche quella dell’evoluzione di uno stile fotografico, quello di Faraci, rimasto fedele a se stesso.
Ci tiene Francesco a dire che è aprendo la porta di casa al mattino che si scavalcano muri e frontiere del quotidiano, per andare incontro all’inatteso e costruire così un legame. Un legame che diventa fotografia. Ogni uomo nasconde nella sua solitudine il riflesso della terra che lo custodisce, e anche se esiste un mondo che tende a scomparire, nessuno è pronto a rinunciare.

Atlante Umano Siciliano si è costruito nel tempo e con il tempo continua a pareggiare ansie e inquietudini. Una partenza sempre nuova dopo ogni arrivo. Per Faraci, che è al suo quarto libro, il terzo fotografico, dopo Malacarne edito da Crowdbook e che ha ricevuto due premi a Parigi e Mosca, e il reportage con Jovanotti, Cronache di una nuova era edito da Rizzoli, continua sicuramente il viaggio attraverso la fotografia e le parole.

Essere siciliano e essere fotografo per Francesco significa mettersi in cammino costante, nella propria terra, dandosi delle regole precise, sapendo perfettamente che l’isola non è un limite e non lo è nemmeno il mare “che ha come unico e definitivo confine, la linea dell’orizzonte”. (Le foto sono tratte dal libro)

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