Giallo a Castelbuono: vanno al cimitero, ma la tomba non c’è più

Michele Ferraro

Cronaca

Giallo a Castelbuono: vanno al cimitero, ma la tomba non c’è più
Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei cinque nipoti che denunciano l'estumulazione, a loro insaputa, di una loro congiunta

30 Settembre 2021 - 15:16

“Quanto successo recentemente presso il cimitero di Castelbuono è agghiacciante: si va per anni a pregare sulla tomba del proprio congiunto ed un giorno, all’improvviso, ci si trova davanti ad un
loculo aperto e vuoto”. E’ una lettera gonfia di rabbia ed amarezza quella ricevuta ieri sera nella mail della nostra redazione. A scriverla sono Pierangela Schimmenti, Mauro Schimmenti, Angelo Schimmenti, Lirio Franco e Lucia Franco, accomunati da una stretta parentela con Rosaria Minutella, una donna nata e vissuta a Castelbuono e da diversi anni sepolta nel cimitero comunale, da dove, stando a quanto denunciato nella lettera, sarebbe stata estumulata a loro insaputa.

“Riposa in pace! Questo è l’augurio che spesso, con le lacrime agli occhi, rivolgiamo come ultimo saluto al nostro caro estinto, quando ci allontaniamo dal cimitero. E, generalmente, è quanto
avviene, salvo quando qualche solerte e intraprendente Servizio Cimiteriale decide l’estumulazione del defunto senza preavviso e senza comunicare alcunché ai familiari – scrivono i cinque parenti –  Il regolamento cimiteriale dei Paesi civili prevede che l’estumulazione (ovvero la rimozione dei resti del defunto dopo il periodo previsto di permanenza nel loculo) venga comunicata ai familiari in forma diretta o, in caso di impossibilità, applicando con almeno 6 mesi di anticipo dei cartelli o degli adesivi ad alta visibilità sulla lapide, preferibilmente in occasione della Commemorazione dei defunti.”

“Qui non si parla di metropoli come Roma o Milano, ma di piccole realtà comunali come Castelbuono – proseguono gli autori della lettera – dove gli abitanti si conoscono tutti per nome e dove basterebbe una piccola indagine fra compaesani per individuare i parenti del defunto, oppure rintracciando l’intestatario del contratto d’illuminazione votiva presente su ciascun loculo. In questo caso, ammesso che siano state seguite – seppur pedestremente- le fredde procedure amministrative, dov’è finito il calore umano caratteristico del popolo meridionale? E dov’è finita la “pietas” cristiana che contraddistingue da millenni la nostra civiltà?  Abbiamo contattato il sindaco Mario Cicero che annuncia un chiarimento per domani.

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