Cicero risponde agli amministratori: “Contro di me un plotone di esecuzione”

Redazione

Politica - Castelbuono

Cicero risponde agli amministratori: “Contro di me un plotone di esecuzione”
Il sindaco di Castelbuono: molti colleghi hanno voluto isolare me ma non chi è stato condannato per voto di scambio politico-mafioso

04 Novembre 2021 - 12:01

“Se le vicende di cui ci stiamo occupando non fossero drammaticamente rilevanti per il futuro del nostro comprensorio, per rispondere ai 14 amministratori di dieci Comuni madoniti che hanno sottoscritto la nota di riscontro alla mia lettera aperta dell’8 settembre scorso, basterebbe fare riferimento “al plotone di esecuzione” da loro composto, fermandosi senza dover argomentare ulteriormente.” Inizia così la risposta del sindaco di Castelbuono Mario Cicero alla lettera che gli amministratori madoniti hanno scritto in risposta ad una prima nota con cui Cicero poneva l’accento su una serie di problematiche relative alla politiche comprensoriali.

“Purtroppo – prosegue Cicero – stiamo attraversando una crisi drammatica, come dimostra lo spopolamento dei nostri territori conseguente alla mancanza di un lavoro stabile e sicuro, ed è per questo che sono obbligato a dare una mia lettura di quello che sta avvenendo nelle Madonie. L’atteggiamento – condiviso, concordato e pianificato dai firmatari della nota – di non voler interloquire più con lo scrivente dimostra come si vuole isolare chi non la pensa allo stesso modo o non condivide i percorsi che si stanno portando avanti, non accettando il confronto ma cercando soltanto l’equilibrio del bilancino, per poter mantenere ed avere garantito un posto nei ruoli istituzionali sovra-comunali. Basta leggere i nomi di alcuni firmatari per comprendere tutto ciò. A mia memoria non era mai accaduto questo. Anche nei momenti di aspro scontro politico, dettato dalle posizioni partitiche o dalle scelte amministrative, non si era mai tenuto un atteggiamento di “isolamento” come quello promosso e portato avanti dai firmatari della lettera. Ricordo che in passato – in merito alla gestione dell’acqua pubblica o privata oppure all’ingresso del San Raffaele nella gestione dell’ospedale di Cefalù – Sindaci, amministratori e politici di altri Comuni sono venuti a fare comizi e pubbliche assemblee a Castelbuono, in dissenso con l’attività che l’Amministrazione da me presieduta stava portando avanti. Tutto ciò non ha mai impedito il confronto e non sono mai venute meno la collaborazione e la programmazione condivisa tra i vari soggetti istituzionali. Infatti per il bene delle nostre comunità e del comprensorio, su questioni importanti come l’acqua o la sanità come su tanti altri temi, non ci siamo mai sottratti al confronto.

I sottoscrittori di questa lettera, lo stesso atteggiamento a me riservato non l’hanno avuto nemmeno nei confronti di qualcuno indagato e successivamente condannato per voto di scambio politico-mafioso: anzi hanno trattato con lo stesso per assicurare un assetto alla “governance” del territorio, accettandone le indicazioni (o forse imposizioni) per trovare l’equilibrio dentro l’Unione. Tutto ciò mi addolora e mi porta a chiedere cosa sta succedendo nel nostro comprensorio? A scanso di equivoci, essendo stato un protagonista della vita politica ed associativa del nostro comprensorio negli ultimi decenni, non intendo rinnegare né cancellare quanto abbiamo fatto insieme a tanti altri, né ho bisogno di rifarmi una verginità politica. Se qualcuno ha inteso insinuare qualcosa di diverso dovrebbe solo vergognarsi, è in mala fede o probabilmente gli fa comodo esprimersi in questi termini. Ho sempre ragionato, a torto o a ragione, con il mio cervello e non ho mai accettato condizionamenti o imposizioni da nessuno; basterebbe avere un po’ di onestà intellettuale per ricordarsi come non ho accettato passivamente l’imposizione dei vari “Viceré” e dirigenti di Partito mandati da Roma e Palermo, non ho cavalcato l’antimafia di professione, ho difeso sempre chi si è adoperato per lo sviluppo del comprensorio mentre qualcuno voleva metterlo nel tritacarne delle sterili polemiche politiche, non sono stato mai subalterno ai dirigenti di partito o onorevoli che hanno inteso il territorio delle Madonie esclusivamente come serbatoio di voti.

La mia priorità politica e amministrativa è stata sempre quella di salvaguardare la comunità di Castelbuono da qualsiasi condizionamento,  di accrescere il ruolo politico amministrativo delle Madonie. A differenza mia, qualcuno che ha firmato la lettera di questi metodi ne ha fatto un modello di vita. Dopo tanti anni in cui ho dato il mio contributo, anche in nome della comunità di Castelbuono, dentro le Istituzioni e nei contesti delle strutture sovra-comunali, per pianificare e proporre nuovi modelli di sviluppo (ricordo i tanti incontri, tavole rotonde, conferenze, questionari che si sono fatti a partire dalla metà degli anni novanta per costruire la governance delle nostre Madonie), da diverso tempo ho sostenuto che fosse giunto il momento di rivedere e riscrivere quel modello, e su questa esigenza ricordo che tanti ci siamo trovati d’accordo. Per tali ragioni negli ultimi anni sono stati organizzati incontri a Collesano, presso la sede del Parco delle Madonie, a Castelbuono, etc. Inoltre alcuni di noi hanno posto questo argomento durante le assemblee di So.Svi.Ma., GAL, Consorzio Turistico, etc. Tutto ciò è avvenuto all’interno di organismi sovra-comunali e con un confronto tra personalità che rivestono ruoli istituzionali, questo a dimostrazione di quanto l’esigenza sopra espressa fosse assolutamente reale e urgente.

Sul perché quel percorso, utile per impostare un nuovo modello condiviso di sviluppo, si sia interrotto e non sia andato avanti, mi auguro che qualcuno possa intervenire per spiegarne i motivi. In realtà, alla luce di quanto sta avvenendo in queste settimane e come acclarato dalla “lettera dei 14”, il perché comincia ad apparire più chiaro: non si vuole aprire il confronto con la società civile, il mondo delle professioni e delle imprese e i portatori sani di interesse. Vivendo in una democrazia il mio auspicio è che si possa aprire un vero confronto, che quanti non hanno paura dei cambiamenti abbiano il coraggio di intervenire e di esprimere la propria posizione; posso assicurare che il sottoscritto è aperto al confronto con tutti, non sono disponibile a confrontarmi solo con i mafiosi e i delinquenti.

Spero solo di non venire di nuovo bacchettato per quello che dirò di seguito.

Chi scrive, nel tempo, ha sollecitato la sua parte politica (centro-sinistra) ad incontrarsi per comprendere cosa fare e come pianificare il futuro. Ho chiesto ai giovani politici e amministratori di quell’area, come Marcello Catanzaro e Daniela Fiandaca, anche per i ruoli che ricoprono, di farsi promotori per riuscire a coinvolgere anche coloro che, pur impegnati  dentro e fuori i partiti del centro-sinistra, non sono mai stati messi nelle condizioni di poter partecipare alle varie fasi programmatiche. Non mi pare siano stati raggiunti risultati significativi in questo senso, anzi non mi pare si sia fatto proprio nulla. Ricordo sempre a me stesso che gli unici incontri fatti “oltre il recinto istituzionale” sono stati promossi con l’impegno anche mio. Questi appuntamenti sono stati due: uno a Castelbuono all’indomani delle elezioni politiche del 2018, organizzato dal sottoscritto e da Franco Vasta; l’altro a Irosa promosso, oltre che dallo scrivente, da Giandomenico Lo Pizzo e da Daniela Fiandaca. Quell’incontro in particolare, che intendeva raccogliere le diverse anime del centro-sinistra, doveva avere un seguito.

Finalmente possiamo avere una lettura più chiara sul perché anche quel percorso non è più proseguito. Questi due incontri infatti, che avevano visto una buona partecipazione di personalità impegnate sia in politica che nel sociale nelle nostre Madonie, hanno registrato l’assenza dei rappresentanti di alcune Istituzioni del comprensorio, che pur avendo in teoria sensibilità affini e riconducibili a quell’area politica, hanno preferito far mancare ogni forma di contributo. Oggi è possibile affermare che quel confronto si è improvvisamente interrotto a causa di un boicottaggio voluto e costruito ad arte per bloccare il confronto democratico avviato nel territorio.

Scrivo tutto ciò a dimostrazione che non tutti siamo uguali nell’impegno e nella pratica politica e, inoltre, a memoria e per la conoscenza di quei pochi nel comprensorio ai quali, non essendo obiettivi ma propensi alla sterile polemica ed essendo distratti rispetto alle reali emergenze politico-amministrative, questi passaggi sono probabilmente sfuggiti. Ribadisco, a maggior ragione dopo la “lettera dei 14”, sono sempre più convinto che il confronto debba coinvolgere tutti quei soggetti, portatori sani d’interesse, che credono in un modello diverso per lo sviluppo delle Madonie. Entrando nel merito della lettera ricevuta il 26 ottobre scorso, mi corre l’obbligo evidenziare quattro aspetti:

  • Castelbuono e il suo attuale Sindaco non hanno bisogno di ruoli o posti per poter esprimere la propria opinione; lo dimostra il dibattito aperto in queste settimane, e lo dimostra a maggior ragione la nostra storia politico-amministrativa e la visione che da sempre abbiamo avuto in relazione ai processi di sviluppo delle Madonie. Sempre per i distratti, con l’impegno diretto di Castelbuono sono stati finanziati 15 grossi interventi sulle Madonie da parte del Ministero dell’Ambiente nell’ambito delle “Green Communities”. In un’altra stagione politica lo scrivente è stato simbolicamente identificato come “Ministro degli Esteri delle Madonie” per l’immenso lavoro di promozione e scambi culturali ed economici che nel tempo si sono avviati con il nostro impegno. Inoltre abbiamo contribuito a pianificare investimenti ed interventi per il nostro comprensorio, cosa che ci viene riconosciuta pure dai 14 amministratori.
  • In riferimento al progetto dell’impianto per il trattamento dei rifiuti proveniente dalla raccolta differenziata e la valorizzazione della frazione umida da realizzarsi a Castellana Sicula, in C.da Balza di Cetta, il Sindaco di Castelbuono non ha cambiato nessuna posizione; fin dal primo momento ha condiviso la necessità di realizzare un impianto a servizio dei Comuni del territorio per superare la persistente crisi del settore dei rifiuti e sono forse uno dei primi Sindaci ad avere avuto sottoposto il progetto predisposto dai tecnici della S.R.R. per presa visione, quando lo stesso è stato pensato e si è avviato l’iter di progettazione. In merito alla questione del progetto finanza, mi sono solo permesso di chiedere di rivedere le fonti di finanziamento per assicurare un maggiore controllo pubblico nella realizzazione e nella gestione dello stesso, anche alla luce degli stanziamenti dei fondi del PNRR, cioè fondi comunitari straordinari, programmati e resi disponibili solo negli ultimi mesi, per affrontare l’emergenza pandemica e rilanciare il tessuto economico-produttivo del Paese.

A tal proposito, è di questi giorni il provvedimento che finanzia opere fino a quaranta milioni di euro nel settore dell’impiantistica per il trattamento dei rifiuti. Sarebbe auspicabile, visto che è possibile farlo, rivedere il piano industriale e il piano economico dello stesso facendo in modo che da subito, l’impianto finanziato con risorse pubbliche rimanga di proprietà degli enti pubblici permettendo agli stessi di potersi determinare sulla durata del contratto per la gestione e sulle tariffe, lasciando al privato solo la gestione operativa. Ribadisco, la novità sta nella possibilità di avere finanziata l’opera praticamente per intero con risorse a valere sul PNRR (la misura finanzia interventi fino a quaranta milioni di euro, mentre il progetto è di quarantuno milioni). Altri devono spiegare le ragioni che li portano a non valutare questa ipotesi.

  • Nella lettera, a difesa dell’operato dell’Unione, vengono elencati alcuni interventi relativi alla viabilità delle strade interne (sembra sia l’ANAS a scrivere) dimenticando che questi interventi sono tutti incardinati all’interno della Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), che prescinde dal ruolo dell’Unione. Insieme a questi interventi, sono elencati altri progetti di altri settori, sempre rientranti nella SNAI.

Questi interventi si potevano e si possono portare a compimento senza per questo creare una struttura complessa come l’Unione dei Comuni, ma come hanno fatto in altri territori italiani, utilizzando altri strumenti associativi meno costosi per i Comuni e meno burocratizzati, come ad esempio le convenzioni. Sulle Madonie, a mio parere in modo lungimirante, si è scelta la strada dell’Unione perché oltre ad attuare i progetti e i programmi della SNAI, considerato il fecondo dinamismo del nostro comprensorio, con l’Unione si sarebbero potute portare avanti in modo condiviso tante altre attività, come del resto previsto dallo Statuto della stessa (vedi art. 3 e art. 8: Protezione Civile; coordinamento dei Vigili Urbani; gestione condivisa dei tributi; gestione e pianificazione territoriale; servizi in materia statistica; organizzazione e gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento, e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi; ecc…), senza dimenticare il ruolo politico che la stessa poteva assumere sulle questioni strategiche per la pianificazione e programmazione del nostro comprensorio, nel contesto siciliano. Rileggendo le funzioni previste dallo Statuto dell’Unione non posso che ripensare con un amaro sorriso alla vicenda AMA e la gestione dei rifiuti; come Castelbuono, dentro una visione strategica più ampia, avevamo considerato la possibilità di una gestione condivisa facendo richiesta di ingresso come soci in AMA, mentre altri per tutelare i loro interessi particolari hanno ancora una volta mortificato il territorio e le sue potenzialità.

  • La caduta di stile di chi non ha argomenti non si è fatta attendere, infatti l’avere introdotto nel dibattito la vicenda del Consorzio Produttori Madoniti è la ciliegina sulla torta, avvalorando chi in modo scorretto e con un atteggiamento da sciacallo in questi anni ha utilizzato questo argomento per cercare di screditarmi; può stare tranquillo questo essere, alcuni dei 14 firmatari allorquando avranno dissapori o usciranno fuori dalla “governance” saranno con lei, a differenza del sottoscritto che non venderà mai la sua dignità per una ripicca politica.

Come avevo già scritto nella mia lettera aperta dell’8 settembre, dopo aver aperto il confronto sulla S.R.R., avevo intenzione di entrare nel merito delle altre questioni anticipate in quella nota, per esprimere la mia opinione sulle varie Istituzioni ed enti sovra-comunali. In una prima fase avevo pensato di temporeggiare, auspicando l’apertura di un confronto; oggi, dopo la “lettera dei 14” bisogna invece accelerare, iniziando proprio dal Consorzio Produttori. È giusto però qui fornire subito dei chiarimenti: vengo accusato di esserne il Presidente da dodici anni,  tuttavia mi chiedo anzi chiedo ai firmatari chi tra loro fosse disposto ad assumere il ruolo di Presidente a titolo gratuito e sotto la spada di Damocle della polemica dei 165 mila euro di debiti che in questi anni è stata portata avanti in maniera strumentale e come argomento di delegittimazione in tutti i luoghi (dai Tribunali, ai Consigli Comunali, i comizi, sui giornali e social network)? Ricordo anche che negli anni si è cercato di individuare un nuovo Presidente, ma che lo stesso non ha accettato visto il mantenersi di queste condizioni. Una cosa è certa: quei debiti sono nati da scelte fatte e impegni presi prima dell’aprile 2011 quando il sottoscritto è diventato Presidente; il Presidente ed il Vicepresidente che dirigevano il consorzio prima del 2011 erano rispettivamente Nino Tilotta e Alessandro Ficile. Ciò dimostra che le responsabilità non appartengono al sottoscritto però, a differenza di altri che hanno preferito il silenzio in tante occasioni, chi scrive ha difeso quelle scelte pur non condividendole. Se qualcuno avesse bisogno di spiegazioni più dettagliate, viste le affinità di governo del territorio, sa a chi chiedere.

Visto che la maggioranza dei componenti del “plotone di esecuzione” sono componenti o ex componenti della Giunta dell’Unione, considerato il ruolo che assume l’Unione nello scenario politico del comprensorio, mi sembra infine giusto chiarire alcuni aspetti. Ricordo che, malgrado diverse sollecitazioni da parte nostra, non siamo stati messi nelle condizioni di discutere come Unione in relazione ad alcune emergenze vedi la prevenzione incendi, l’emergenza idrica o i servizi socio-sanitari (su tutti il ridimensionamento dell’ospedale di Petralia Sottana), così come non abbiamo mai avuto l’occasione di confrontarci sulla programmazione dei fondi comunitari (vedi PNRR). Ci è stato inoltre impedito di affrontare argomenti politici, sociali e culturali che molte volte si trasformano in tragedie vedi il femminicidio, il contrasto al fenomeno mafioso, le questioni inerenti l’immigrazione e il disagio economico e sociale amplificato dalla pandemia, etc. Naturalmente non mi riferisco ai tavoli operativi o alle riunioni tra i Sindaci chiusi tra le pareti di qualche stanza, quanto piuttosto al confronto esterno nonché all’assoluta mancanza di agibilità politica dentro il Consiglio dell’Unione, quello che dovrebbe essere il massimo organo rappresentativo del territorio, e che invece quasi mai riesce a riunirsi a causa dell’assenza dei consiglieri, senza che i componenti della Giunta se ne chiedano le ragioni.

L’aspetto che più sorprende nella “lettera dei 14” è il silenzio assordante su questi temi, la mancata volontà di prendere atto che vi è l’esigenza di riaprire un dibattito con la società civile e con i portatori sani d’interesse che vivono sulle Madonie, dibattito utile anche per rigenerare l’impegno politico e amministrativo di ognuno di noi. Come ho avuto modo di esprimere in altre sedi questa apertura al confronto è un’esperienza già fatta, consolidata  che ha dato i suoi frutti negli anni ’90 e nei primi anni duemila. Castelbuono e l’attuale Sindaco si sono dati un obiettivo, rigenerare il confronto dentro e fuori le Istituzioni, per questo scopo lavorano senza per ciò sentirsi orfani da incarichi o da ruoli, senza volersi rifare nessuna verginità, di fatti non ne abbiamo bisogno nè noi nè altri.

Soltanto chi è in malafede può pensare che si perde la verginità politica in quanto impegnati nella gestione della cosa pubblica. La verginità politica a mio parere la si perde solo se si utilizza il proprio ruolo per favorire comitati d’affari, “sistemare” parenti e amici, gestire attraverso l’esercizio del potere i propri interessi personali o assecondare il fenomeno mafioso con atteggiamenti di subalternità, complicità o connivenza. Chi ha inteso la politica esclusivamente come impegno sociale non deve temere nessun giudizio morale. Castelbuono, a differenza di altri, può dimostrare che ha sempre contribuito ad aprire spazi e prospettive oltre le Madonie coinvolgendo anche altri colleghi di altre comunità.

Il Sindaco, Mario Cicero

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