Cefalù, all’Ottagono i sogni e le suggestioni di Giuseppe Bartocci

Redazione

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Cefalù, all’Ottagono i sogni e le suggestioni di Giuseppe Bartocci
Dal 20 giugno al 19 luglio 2023. La mostra è visitabile gratuitamente tutti i giorni

16 Giugno 2023 - 11:07

Si intitola “Sogni e Suggestioni” ed è la mostra che vedrà protagonista il pittore Giuseppe Bartocci all’Ottagono di Santa Caterina, a Cefalù, dal 20 giugno al 19 luglio 2023. L’inaugurazione è programmata per martedì 20 alle 18.30. La mostra è visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 24.

Quando l’uomo maturo incontra il bambino che è dentro di sé – si legge nel testo di presentazione della mostra a cura della curatrice Rosalba Gallà – può accadere che esploda il desiderio (nel senso etimologico di avvertire la mancanza di stelle e di segni augurali) di andare “oltre il buio” e di “colorare il buio”, facendo fiorire una solarità che, illuminando la vita, ne esalti tutti i colori, dando origine a un’arte allegra, espressione della volontà di cogliere gli “attimi felici”, i “frammenti di giorni felici” e di creare nuovi spazi e nuove isole, “isole come approdi”, luoghi ideali in cui trovare dimensioni diverse e dare rinnovati sensi alle cose.

La mostra – spiega Gallà – è il frutto del desiderio di sospendere le coordinate spazio-temporali nella rappresentazione creativa e, soprattutto, di “scalfire il tempo” e di creare un’oasi in cui le memorie, le testimonianze del passato, le “preziose eredità”, gli oggetti del presente possano diventare senza tempo oppure possano essere proiettate nella dimensione “magica” del futuro. Ed è proprio questa prospettiva incantata e visionaria presente nell’opera di Giuseppe Bartocci che ci prende per mano e ci conduce nel mondo delle fiabe, ancora una volta in un mondo desiderato, fatto di belle storie a lieto fine, in cui la narrazione è quella di una “voce soave” e della “semplicità di un bimbo”, dove tutto sembra facile, ma facile non è, perché la leggerezza è conquista, è il risultato di un percorso, è attraversare il buio, ma arrivare a osservare le cose senza “macigni nel cuore”, come dice Mattea Rolfo interpretando il pensiero di Italo Calvino

Quella che sembra una facile narrazione fiabesca, ciò che sembra un lavoro semplice fatto di forme e colori che si ripetono con accostamenti sempre diversi, con “intrecci indissolubili” che assumono una forte connotazione simbolica, è il risultato di una complessità percorsa e ripercorsa a vari livelli, in cui il progetto c’è ma non si vede, perché l’artista gioca con le regole e con le forme, con i vuoti e con le assenze, per creare ciò che non è ordinario e per costruire visioni. E in questa dimensione sognatrice e arcana, trova espressione quell’allegria espressa con l’opera pittorica ma anche con le parole, perché ci sono occasioni in cui le arti si fondono e diventano un’unica realtà. I titoli delle opere di Bartocci sono essenziali, imprescindibili, perché, pur essendo apparentemente lontani da ciò che si osserva nelle opere, sono fortemente evocativi delle “ricerche del cuore”: pensieri, forme, colori, segni, suoni, parole perdono la distanza e diventano un’unica sinestesia.

Ed ecco “la danza delle statue” e “la giostra dei colori”, “l’eco dei pensieri” e i “silenzi che parlano”, “il suono delle idee” e “la poetica del segno”, “fiori detti pensieri” e “mistiche visioni”, “il silenzio e lo sguardo”. Questo mondo fatto di sogni e suggestioni è il viaggio della vita, che fondamentalmente è quello che ciascuno di noi fa dentro di sé per trovare significati e, soprattutto, per ritrovarsi. È il viaggio più complesso e labirintico, ma nello stesso tempo pieno di sorprese e di scoperte: ed è questo percorso interiore che la poetica pittorica di Giuseppe Bartocci esprime, attraverso dipinti ed elementi apparentemente infantili, in una dimensione profonda senza spazio e senza tempo, in un mondo fantastico in cui l’artista scardina le regole per rispondere ai propri impulsi emotivi, in una realtà onirica in cui il linguaggio non è quello logico – razionale ma quello analogico fatto di accostamenti lontani e di distanze annullate. Così, il desiderio di  “scalfire il tempo”, come l’artista graffia la tela con matite e penne dopo aver dato il colore, è l’unica possibilità che ci rimane per potere veramente “aderire al tempo”, a questo nostro tempo complesso, in cui la bellezza dei colori, dei suoni e delle parole potrà dare luce e forma al nostro esistere.

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