Nell'agosto dell’anno scorso Antonella Seminara, 40enne di Gangi, incinta del suo primo bambino moriva per un'emorragia definita dai medici inarrestabile insieme alla creatura che sarebbe dovuta venire al mondo.
Così una casa che aspettava la vita, abbarbicata alla roccia della montagna, come tante ce ne sono a Gangi e nelle Madonie, una casa che poteva essere la nostra, ha dovuto fare i conti con la morte.
Stravolta dalla peggiore notizia, nel pieno caldo dell’agosto siciliano, una famiglia ha conosciuto il lutto più doloroso, ed ancora oggi attende che si faccia chiarezza rispetto a quel tragico evento.
La questione sull'inadeguatezza delle strutture ospedaliere dell'entroterra siciliano si era così ripresentata puntuale come sempre accade quando si arriva troppo tardi.
L'elisoccorso che avrebbe dovuto trasportare Antonella al più vicino ospedale in rianimazione era rimasto bloccato a causa di un guasto. Antonella Seminara, ha atteso così più di due ore mentre la vita lentamente scivolava via, dentro un'ambulanza. Poi l'arrivo da Palermo di un secondo elicottero, arrivato troppo tardi. Giunto inutilmente all'ospedale di Sciacca i medici agrigentini non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
Oggi, a distanza di quattordici mesi, la perizia depositata in Tribunale fornisce una nuova lettura della vicenda. Sembra infatti che il ritardo nei soccorsi sia stato ininfluente. Antonella sarebbe morta anche se l'elicottero fosse giunto in tempo. All'Ospedale Basilotta di Nicosia infatti, già nell'intervento per il cesareo d'emergenza qualcosa sembra essere andato storto, fin dall’inizio, compromettendo così la vita di Antonella e del sua bambino.
Per questo motivo sono stati indagati 2 ginecologi, 2 ostetrici e un anestesista tutti in servizio all'ospedale Basilotta, e l'operatore del 118 nisseno. Per i quali potrebbe ora profilarsi un rinvio a giudizio.
La difesa degli indagati avevano sostenuto che la causa del decesso era stata la “Cid” un'emorragia gravissima e fatale che colpisce le partorienti. Ma la perizia che avrebbe dovuto comprovare la presenza di sangue al cervello e ai polmoni (elementi dai quali si riconosce questa grave specie di emorragia) ha escluso questa ipotesi.
Secondo le risultanze depositate in procura né i ritardi né la presenza della Cid ha determinato la morte della giovane mamma, piuttosto ci si concentra sulla mancata asportazione dell'utero durante l'intervento che con ogni probabilità avrebbe determinato l'arresto dell'emorragia.
Il Pm adesso sta presentando quesiti ulteriori per i periti al fine di accertare l'entità delle responsabilità mediche. La famiglia intanto costituitasi parte lesa e rappresentata dall'avvocato Cinzia Di Vita attende di conoscere la verità su quel giorno d’agosto che, dentro un'ambulanza di un ospedale senza rianimazione, si è portato via Antonella e il piccolo Francesco Pio.