Cari sindaci “occhio alla palla!”

Michele Ferraro

Editoriale

Cari sindaci “occhio alla palla!”
Sull’Ente Parco sono ben altre le battaglie da fare

18 Gennaio 2016 - 00:00

Con la lettera di dimissioni del revisore dei conti dell’Ente Parco delle Madonie si apre un nuovo capitolo nella intricata vicenda che vede i sindaci del territorio darsi battaglia per questioni che poco hanno a che vedere con la funzionalità dell'Ente, esaurendosi di fatto in logiche spartitorie.

Se alla fine il comitato esecutivo sia stato regolarmente eletto oppure no saranno gli organi competenti a deciderlo, in verità poco importa, basta che la matassa venga dipanata al più presto possibile, dato che al momento l’Ente demandato a salvaguardare il nostro territorio è di fatto gambizzato. 

Ai sindaci battaglieri, di qualunque schieramento, rivolgiamo una preghiera: usate la stessa pervicacia, gli stessi corridoi politici, e i medesimi buoni uffici mostrati presso l’amministrazione regionale, per finalità più concrete e che più interessano il territorio. Ad esempio qualcuno fra voi si sarà pure accorto che gli stanziamento nel capitolo di bilancio dedicato alle spese di gestione dell'Ente Parco, da circa 3 anni sono ridotti ormai al lumicino.

Considerato il grande interesse che, giustamente, i primi cittadini nutrono per il Parco, perché nessuno ha fiatato quando, solo un paio di mesi fa, per il terzo anno consecutivo, la Regione ha elemosinato una cifra ridicola, meno di 300 mila euro, all’Ente Parco delle Madonie per le spese di gestione relative a tutto il 2015?

Se i sindaci del territorio non mostrano interesse su questi temi allora la polemica sul comitato esecutivo si rivela una farsa.

Noi continueremo a seguire la cronaca che gli attori del territorio ci offrono, proponendola ai lettori perché si facciano una idea di quanto accade intorno a loro. Vorremmo raccontare che i 15 sindaci delle Madonie si sono incatenati sotto la presidenza della Regione perché se non si destinano i fondi necessari il Parco muore. Muore sotti il peso dell’incuria, muore con gli incendi estivi che divorano boschi, abitazioni e campi coltivati. Mure con il moltiplicarsi di cinghiali e daini, muore per la mancanza di promozione di un brand che, solo 4 anni fa, grazie al lavoro fatto in quasi 20 anni era diventato il quarto in Italia per valore.

Senza considerare gli interventi realizzati, quando ancora la politica locale alzava gli scudi per la difesa della propria area protetta. Ci piace ricordarne alcuni: il recupero di Rifugio Marini, la realizzazione del MTB Resort, il restauro di Palazzo Pucci Martinez e di Villa Sgadari, la realizzazione del Sentiero dell’Aquila, la manutenzione sentieristica, il recupero dell’Eremo di Liccia, la parete attrezzata di Passo Scuro, per non parlare delle opere realizzate con i fondi di derivazione comunitari: i sentieri geologici, l’intervento di salvaguardia dell’Abies nebrodensis ed recupero, tutt’ora in corso, degli agrifogli giganti di piano pomo. Insomma un parco che funziona serve, e serve a tutti.

Oggi purtroppo l’Ente Parco delle Madonie ha mille motivi per morire, fra questi non certo la composizione del Comitato Esecutivo, quindi, cari sindaci “occhi alla palla” che tutto il resto è solo fumo.

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