Il triplice bacio al Santuario dello Spirito Santo: una tradizione lunga mille anni

Redazione

Cronaca

Il triplice bacio al Santuario dello Spirito Santo: una tradizione lunga mille anni

03 Giugno 2017 - 09:42

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione che ci ha inviato un nostro lettore, Carmelo Nasello. Che racconta (e spiegauna curiosità) che riguarda i fedeli di Gangi.

Da bambino, vedendo mia madre baciare per tre volte, con le labbra e la fronte, l’altare dell’immagine dello Spirito Santo nell’omonimo santuario a Gangi, ho cominciato anch’io a partecipare a questo rito, peraltro condiviso dalla gran parte di coloro che si recavano al santuario. Era una tradizione alla quale ho cominciato a partecipare, senza pormi domande sul perché di tale gesto. Tuttavia, in nessuna altra occasione vedevo praticare una tale ritualità. Se non che, in una chiesa ortodossa della piazza Rossa a Mosca, alcuni anni fa vidi che i credenti russi baciavano le icone presenti con lo stesso triplice bacio di labbra e fronte.

Perché allo Spirito Santo di Gangi, e solo in quell’altare, abbiamo l’identica tradizione dei nostri fratelli ortodossi? Lì per lì presi atto di questo fatto, e nemmeno mi feci interrogativi sull’origine di questa coincidenza. Qualche anno fa mia moglie mi regalò un libro sulla presenza bizantina in Sicilia, autore Rodo Santoro. Con la lettura di quel testo cominciai a formulare delle ipotesi sulla possibile origine di quel bacio. In Sicilia il cristianesimo ha cominciato a diffondersi, durante il periodo romano, in lingua greca. L’iconografia e i riti erano prevalentemente quelli della cultura bizantina. Con il crollo dell’impero romano, e fino all’affermarsi degli Arabi, la nostra regione è stata provincia di Costantinopoli. La Val Demone, cui Gangi apparteneva, è stato il territorio siciliano dove più radicata era la presenza bizantina.

Ed ecco che un’idea si è fatta strada, è emersa ai miei occhi in tutta la sua evidenza. Quel bacio ha mosso i suoi primi passi in una comunità cristiana di rito bizantino che viveva in questi luoghi, ancor prima dell’arrivo in Sicilia degli Arabi. Quel bacio è stato tramandato silenziosamente da madri a figli, da nonni a nipoti, da una comunità all’altra. Ora noi siamo i custodi viventi di quel bacio: un bacio lungo più di mille anni.  Per correttezza storica con i Normanni c’è stato in Sicilia un rientro di riti e religiosità bizantina, per cui potrebbe collocarsi in questo secondo periodo l’origine del bacio. Pur tuttavia, l’età del bacio comunque si avvicina a mille anni. Oggi sono pochissimi i visitatori che mantengono viva questa tradizione; per cui mi sento di chiedere a tutti coloro che si recano al santuario dello Spirito Santo di Gangi, credenti e non, di continuare a dare vita al bacio che ha attraversato nel silenzio mille anni di storia.

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