Il carnevale storico di Termini è ormai morto. “Così non ha senso farlo”

Giuseppe Di Gesù

Cronaca - L'opinione

Il carnevale storico di Termini è ormai morto. “Così non ha senso farlo”
Il Carnevale Termitano, il più antico di Sicilia era veramente altra cosa

26 Febbraio 2020 - 11:26

No, non chiamatelo Carnevale, chiamatelo in altro modo, perché il nostro, il Carnevale Termitano, il più antico di Sicilia era veramente altra cosa. Non ce ne vogliano le maestranze e tutti quelli che si sono impegnati anche per questa edizione, con tanti sacrifici, ma chi è cresciuto con i fasti del carnevale di un tempo, tutta questa accozzaglia non la può digerire.

Che sia chiaro, non è certo una colpa delle maestranze, che anzi si prodigano per portare avanti una antica tradizione, anche con la carenza dei fondi. Ma arriverà un punto dove ci si dovrà fermare e fare i conti con la triste ed amara realtà.  I carri di un tempo erano altra storia, il Carnevale termitano, il più antico di Sicilia, nulla aveva da invidiare a quelli di Sciacca ed Acireale, ma oggi è il carnevale più mortificato di Sicilia.

Già da qualche anno i carri vengono realizzati grazie ai contributi dei commercianti locali, ma vedere quei carri con gli adesivi degli sponsor sulle strutture a deturpare la “bellezza” del carro è davvero di pessimo gusto. Negli anni, agli sponsor, era stata sempre destinata la parte bassa della struttura del carrello dei carri, ma già da qualche anno, i maestri cartapestai, forse anche per ringraziare gli sponsor, hanno messo i loghi degli sponsor su tutte le realizzazioni. Una reclame più che una sfilata.

Nel giro di qualche anno, i carri di Trabia hanno superato le realizzazioni termitane. Movimenti, luci, colori, personaggi, temi e non solo. Termini primeggiava, ma adesso? Il martedì grasso, nel vedere i carri di Trabia a Termini Imerese e visti a confronto da vicino, hanno fatto rendere conto a tutti di quanto sia andata indietro la tradizione termitana nella realizzazione dei carri. Non ci sono soldi, non c’è amministrazione, ma non sarebbe forse stato meglio fermarsi a riflettere, piuttosto che organizzare ancora una volta una squallida manifestazione?

Un movimento spontaneo, “Save the Carnival”, si costituì nel 2017 per salvare il carnevale. Grazie ad un gruppo di ragazzi, ma non solo, si organizzò una raccolta fondi per appunto salvare il carnevale, lo svolgimento era a rischio. In tanti si impegnarono gratuitamente, prestando la loro opera senza compenso. I soldi recuperati, vennero impegnati per coprire le spese vive, ma quello fu un anno in cui tutta la cittadinanza si impegnò. Quello doveva essere l’anno della rinascita, ma in realtà si dimostrò, visto l’andamento degli anni a seguire, l’anno della fine.

Non si sono più fatti carri degni del nome di Termini Imerese. A dire il vero, qualcuno suggerisce che sono ormai anni che non si fanno carri decenti. Le altezze ed i movimenti di un tempo, sono soltanto un triste e lontano ricordo. Non ci sono più quei colori di un tempo, forse, anche perché non si fa altro che andare a ricalcare le vecchie strutture. I carri sono sempre gli stessi da troppi anni, una manifestazione che va sempre più lentamente verso il baratro.
Chi domenica è venuto da fuori, dubito che il prossimo anno tornerà. Il circuito di Termini bassa ha i suoi pro e contro. È un circuito naturale, che potrebbe permettere anche la possibilità del pagamento di un biglietto, non di certo per vedere quell’obbrobrio, sia chiaro. Ma domenica, con quei quattro carri spelacchiati, è andata in scena la morte del carnevale termitano. Il martedì, grazie ai carri arrivati da Trabia, si è capito quanto si sia rimasti indietro negli ultimi anni.

Si è perso anche il gusto del bello? Forse. È sicuramente anche una questione di budget, sperando che nel futuro si possa far fronte a questo aspetto importante, ma una triste realtà è che manca una direzione artistica. Pochissima la gente vestita in giro per la città, ma anche nei gruppi appiedati è mancato il colore. Un gruppo appiedato senza vestiti, cosa rappresenta? Anche sul carro dovrebbero essere tutti vestiti, a tema sarebbe il non plus ultra.
Anche il notaio “Mezzapinna”, nella celebre lettura del testamento del Nanno, non ha potuto che lanciare la frecciatina su a che livello si sia arrivati con il nostro carnevale. Lo ha ripetuto in più occasioni nella sua lettura, lanciando anche un appello a chi sarà il futuro sindaco della città. Prendersi a cuore l’antica tradizione del carnevale termitano, Termini ne ha bisogno.

Senza palco e vedere quella lettura fatta sulle scale del palazzo municipale, con l’amplificazione e le luci prese in prestito da uno dei carri, ha reso l’idea di quanto si sia caduti in basso. Adesso forse è giunto il momento di rialzarsi, almeno che per i prossimi anni non sia abbia intenzione di scavare il fondo. Per ultimo, ieri sera, con la bancarelle incolonnate poste al centro della strada, tra piazza Duomo ed il belvedere, secondo il mio parere c’era qualche problema di sicurezza, perché in caso di emergenza, sarebbe stato davvero difficile far passare un’ambulanza o un camion dei vigili del fuoco.

Per “fortuna” ieri sera c’era pochissima gente. Non sappiamo se questa bassa affluenza sia stata dovuta alla fobia coronavirus o alle aspettative basse della gente, che hanno preferito disertare il nostro carnevale. Una cosa è certa, va attenzionato anche l’aspetto sicurezza. I carnevali limitrofi sono in continua crescita, molti comuni madoniti negli anni si sono organizzati con le loro sfilate, Termini perde. Ci aspettiamo altro dal Carnevale più antico di Sicilia. C’è una tradizione da rispettare, non da mortificare. Al prossimo anno, e che non sia, ancora una volta, il più mortificato di Sicilia.

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