Schillaci, dalla Sicilia alle notti magiche

Redazione

Italia - Calcio

Schillaci, dalla Sicilia alle notti magiche
Nel dna dell'Isola si intreccino culture diverse che l'hanno resa un'isola piena di diversità e ricca di tradizioni multicolori

21 Ottobre 2020 - 13:32

La Sicilia si trova al centro del Mediterraneo e non è un caso che nella sua storia e nel suo DNA si intreccino tantissime culture diverse che l’hanno resa un’isola piena di diversità e ricca di tradizioni multicolori. Nel calcio, nonostante nessuna squadra della Trinacria sia mai riuscita a imporsi al vertice del campionato di Serie A, sono stati tanti i giocatori siciliani riusciti ad arrivare in alto a livello individuale. Su tutti spicca senza dubbio il palermitano Salvatore Schillaci, conosciuto affettuosamente come Totò, nato nel dicembre 1964 ed esploso come giocatore professionista a metà degli anni ’90. Approdato nel 1982 al Messina, il piccolo ma veloce centravanti si fece notare subito per il suo fiuto del goal, un’arte per la quale alcuni hanno un talento innato, proprio come nel suo caso. Quel Messina, allora in serie C, crebbe pian piano fino a quando si trasformò in una realtà divertente e spettacolare prima grazie al lavoro di Franco Scoglio e in seguito al contributo dell’allenatore ceco Zdenek Zeman.

Dopo la promozione in Serie B raggiunta nella stagione 1985-86, la squadra peloritana, con Schillaci come punta di diamante, realizzò due grandi stagioni di fila. La prima, con Scoglio in panchina, vide Totò andare a rete in 13 occasioni, mentre nell’annata 1988-89, dopo l’arrivo di Zeman, il centravanti palermitano rese ancora meglio sfruttando il gioco offensivo dell’allenatore mitteleuropeo e andando in goal in ben 23 occasioni, attirando così l’attenzione delle grandi squadre italiane. Tra queste la spuntò la Juventus, una delle grandi candidate alla vittoria dello Scudetto di quest’anno secondo le scommesse sul calcio di Planetwin365. La società bianconera ingaggiò il centravanti siciliano per poter così puntare nuovamente allo Scudetto. Nella prima stagione a Torino Schillaci realizzò ben 15 reti in 30 incontri, un’ottima media per un giocatore appena salito dalla serie cadetta, eppure le sue prestazioni non furono sufficienti per aiutare la Juve a vincere un campionato che alla fine della stagione prese la via di Napoli, dove Maradona e compagnia avevano bissato il successo di tre anni prima.

Per Schillaci, tuttavia, la gloria sarebbe arrivata con l’azzurro della nazionale. Convocato dal commissario tecnico Azeglio Vicini per l’edizione del mondiale dell’estate del 1990, che si sarebbe disputato proprio in Italia, il palermitano sarebbe partito come riserva nelle gerarchie del tecnico cesenate. Davanti a lui vi era di due, il campione d’Italia con il Napoli Andrea Carnevale e quel Gianluca Vialli che stava stupendo tutti con la maglia della Sampdoria e che due anni dopo l’avrebbe sostituito proprio alla Juventus. Tuttavia, poco a poco il palermitano iniziò a convincere Vicini di essere l’uomo giusto per quel mondiale e dopo aver sbloccato la partita contro l’Austria quattro minuti dopo il suo ingresso in campo rubò la scena a tutti e anche il posto di centravanti titolare a Carnevale e Vialli.

Le notti magiche italiane videro il siciliano come grande protagonista, come ben dimostrano le sei reti messe a referto che lo resero il capocannoniere della manifestazione. E nonostante l’Italia non vinse quel torneo, tutti avrebbero ricordato per sempre le imprese di Totò da Palermo con la maglia azzurra.

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