La storia infinita dei suidi nelle Madonie, dalla nascita alla possibile soluzione

Redazione

Cronaca - Una pericolosa specie ibrida

La storia infinita dei suidi nelle Madonie, dalla nascita alla possibile soluzione
"Adesso - fanno sapere dall’Ente Parco delle Madonie – siamo finalmente pronti a ripartire e dare un forte impulso a tutti gli interventi gestionali previsti per fronteggiare l'emergenza"

05 Maggio 2021 - 06:00

Il problema della presenza dei suidi all’interno del territorio madonita ha origine al termine degli anni ’80 del secolo scorso quando, dopo l’estinzione della forma originaria di Cinghiale avvenuta in Sicilia a fine ‘800, comparvero per la prima volta, nelle montagne fra Insello e Petralia, i primi individui di “suide”, nati dalla ibridazione fra i cinghiali introdotti qualche anno prima dall’azienda foreste demaniali, e fuggiti dalle loro recinzioni, e i maiali presenti in alcune aziende agricole.

Tali individui, di dubbia origine genetica e provenienti probabilmente da allevamenti calabresi, erano stati immessi alla fine degli anni ‘70 dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia all’interno di piccole aree faunistiche recintate da cui, dopo qualche anno di permanenza, erano sfuggiti a causa del cedimento delle recinzioni con la conseguente ricomparsa di tale forma ibrida di suide allo stato selvatico.

Da allora il problema “suidi” nelle Madonie è cresciuto esponenzialmente, diventando di fatto un’emergenza contro la quale per anni l’Ente Parco delle Madonie ha combattuto, da solo e con le armi spuntate, sostenendo inoltre il peso delle crescenti e legittime proteste dei cittadini esasperati da una situazione nel frattempo diventata ingestibile.

L’assenza di una normativa specifica che consentisse di attuare gli interventi di controllo necessari all’interno delle aree protette, unitamente alla mancanza di specifici piani di gestione, ha di fatto reso inattuabile per oltre 20 anni l’avvio di azioni concrete da parte dell’Ente Parco per contrastare la continua espansione della popolazione e poter fronteggiare gli impatti determinati dal drammatico sovrappopolamento di suidi.

Soltanto nel 2011 l’Ente Parco delle Madonie è riuscito finalmente, e per la prima volta, a dotarsi di un “Piano di gestione della popolazione di Suidi”, con l’obiettivo specifico di porre un freno alla indiscriminata diffusione della specie ibrida.

Il Piano di gestione della popolazione di suidi nel Parco delle Madonie prevedeva l’applicazione di diverse tipologie di intervento ma, per tutta la durata dell’iter progettuale, non sono mancate pervicaci resistenze, protrattesi anche dopo l’approvazione del Piano da parte della Regione Siciliana, avvenuta, a causa di ricorsi e ulteriori lungaggini burocratiche, soltanto nel 2015.

Finalmente, grazie all’impulso dell’Ente Parco, attraverso la modifica della norma regionale, la Sicilia si dotava per la prima volta di uno strumento normativo capace di intervenire per fronteggiare il problema del sovrappopolamento della fauna selvatica.

Successivamente, nell’ottobre del 2015 venivano assegnate per la prima volta le somma, da parte dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, per procedere al Piano di Gestione. All’Ente Parco delle Madonie vennero assegnati 60 mila euro, somme esigue ma che tuttavia consentirono di avviare per la prima volta in Sicilia le attività previste dal Piano che, dal 2016 ed il 2018, portò ad un controllo selettivo di 162.

Soltanto nel 2019, anno in cui è stato approvato dalla Regione Siciliana un progetto presentato nel 2017 dall’Ente Parco delle Madonie a valere sui fondi della programmazione europea PO-FESR Sicilia 2014-2020 – Siti Rete Natura 2000, l’Ente Parco ha finalmente a disposizione le risorse necessarie per la realizzazione delle diverse azioni previste nel Piano di gestione dei Suidi. Ed in particolare:

  • Implementazione di sistemi cattura a mezzo di apposite gabbie-trappola (chiusini) con formazione dei soggetti interessati alla loro gestione e utilizzo;
  • Realizzazione di sistemi di protezione e prevenzione danni in aree particolarmente sensibili all’azione di scavo dei suidi (Torbiere Geraci Siculo/aree relitte di Abies nebrodensis), attraverso interventi di prevenzione dei danni con utilizzo di recinzioni elettrificate;
  • Attuazione di tutte le tecniche di selezione (girata/aspetto) con l’ausilio delle somme previste per l’acquisto di mezzi 4×4 refrigerati, proiettili atossici, cane “Limier”, formazione dei soggetti interessati, ecc.;
  • Ottimizzazione dei sistemi di controllo sanitari e gestione delle carcasse (strutture eviscerazione/aree di raccolta, celle frigo ecc.);
  • Coordinamento scientifico del Piano con avvio di un monitoraggio puntuale sulla consistenza numerica delle popolazioni di suidi, aggiornamento del piano di controllo, implementazione e divulgazione di un sistema di raccolta e analisi dei dati raccolti.

Tuttavia a pochi mesi dall’approvazione del progetto, il verificarsi dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha portato all’introduzione delle note restrizioni e dei divieti per il contenimento del diffondersi della pandemia che hanno di fatto rallentato ed in parte bloccato le attività.

“Ma adesso – fanno sapere dall’Ente Parco delle Madonie – siamo finalmente pronti a ripartire e dare un forte impulso a tutti gli interventi gestionali previsti per fronteggiare gli impatti negativi che tale specie crea. Fin dal mio insediamento – afferma il presidente dell’Ente Parco Angelo Merlinola problematica della fauna selvatica è stato un dossier complesso da affrontare. Le popolazioni in soprannumero e senza un predatore naturale sono fonte di notevoli problematiche sia di natura ecologica che di quella economica. Il Parco nella qualità di Ente gestore dell’area protetta deve farsi carico di trovare tutte le soluzioni utili affinché si possano coniugare esigenze di protezione con altrettante importanti esigenze di sviluppo imprenditoriale e lavorativo. Attraverso l’attuazione di questo piano speriamo di poter raggiungere i risultati a cui ho fatto accenno. Non sarà facile, né tanto meno i risultati potranno essere raggiunti nel breve periodo, ma sono convinto che con la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali e non, impegnati nel progetto, potremmo comunque raggiungere gli obbiettivi che ci siamo posti.”

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