Piano Battaglia, Legambiente: “Non scimmiottiamo località alpine”

Redazione

Cronaca - L'attacco

Piano Battaglia, Legambiente: “Non scimmiottiamo località alpine”
Oggi gli impianti di risalita sono chiusi e stanno al centro di una intricata vicenda giudiziaria

30 Novembre 2021 - 17:31

La neve è caduta copiosa sulle Madonie, Piano Battaglia si presenta come una cartolina natalizia, ma quel che fa impressione è l’assoluto silenzio. La località madonita non dà alcun segno di ripresa delle attività turistiche. Ai proclami, alla ventilata quanto strampalata ipotesi dell’innevamento artificiale, alle proposte di funivie che dal mare salgano ai quasi duemila metri, non fa il paio alcuna seria programmazione delle attività. Legambiente Sicilia lo aveva detto e ci aveva creduto: le Madonie avrebbero potuto diventare il primo Parco Regionale a puntare al Turismo sostenibile, a rinunciare al folle sogno di scimmiottare le località alpine. Così non è stato.

“La pochezza della politica isolana, la voglia dei sindaci locali di immaginarsi protagonisti di grandi, quanto inutili, opere pubbliche ha finito per tarpare le ali ad una progettualità che poteva dare senso al turismo in questa magnifica cattedrale naturale siciliana – si legge in una nota di Legambiente – Oggi gli impianti di risalita sono chiusi e stanno al centro di una intricata vicenda giudiziaria, un contenzioso tra gestore e Città metropolitana, non esiste alcuna speranza di fare sci di fondo e le uniche richieste che si levano dall’area sono quelle relative alle strade”.

“Nel frattempo la cima della Mùfara è stata resecata per ospitare l’osservatorio astronomico e la conca di Piano Battaglia rischia il collasso del delicato sistema carsico a causa della imminente realizzazione di una strada che attraverserà il polje, la valle in cui si trova il rifugio Marini – prosegue la nota – Legambiente Sicilia non può che stigmatizzare questo stato di cose nella speranza che il prossimo Governo regionale inverta la rotta e consenta ai territori madoniti quel colpo di reni per evitare il definitivo tracollo delle fragilissime comunità”.

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