Si ripartirà dall’agricoltura. Gli agricoltori madoniti però chiedono sostegno

Marianna Lo Pizzo

Cronaca - Dopo il coronavirus...

Si ripartirà dall’agricoltura. Gli agricoltori madoniti però chiedono sostegno
La filiera agroalimentare è fondamentale, la conferma che i ragazzi del prodigio del nuovo millennio vengono dalla campagna

27 Marzo 2020 - 14:54

La primavera si inaugura dentro le case, la pioggia è benedetta. Dopo mesi di siccità è la terra che torna a respirare, l’acqua era attesa, era stata invocata a gran voce, nei paesi siciliani si cominciava a temere per le campagne, prima che una piaga più grande entrasse nelle vite di tutti e costringesse a chiudersi in casa. Il mondo visto con gli occhi di chi non può fermarsi, è un mondo che continua ad essere a colori aldilà della nebbia.

I contadini, i pastori, gli imprenditori agricoli, i dipendenti dei caseifici e di tutto il reparto agroalimentare. Chi vive della campagna si sveglia all’alba ogni mattina. Gli animali non conoscono la differenza tra festivi e feriali. Gli uomini devono continuare a prendersi cura degli animali. In Sardegna un ottantenne a dorso di mulo con mascherina e autocertificazione ogni mattina si prepara per accudire i suoi animali in campagna. Nei paesi spopolati il rischio di assembramenti era scongiurato in tempi non sospetti. Adesso al silenzio delle strade vuote si contrappongono le immagini di questo tempo in cui la vita continua. Un vitellino che nasce, gli spinaci che compaiono dalla terra, l’autocertificazione con giustificato motivo “trattore dal meccanico” di Santo, che invece è un ragazzo del prodigio, uno di quelli rimasti a coltivare i campi e ad occuparsi dell’allevamento del bestiame. Lo smart working lo pratica da sempre, lavora da casa anzi dalla campagna, alzandosi ogni mattina e andando a letto al tramonto.  La serenità di chi segue le ore con il sole e non con gli orologi, e asseconda la natura durante tutto l’anno è dirompente.

Santo Domina, poco più che trentenne, giovane imprenditore agricolo, ha investito la sua vita in un’attività produttiva faticosa e con l’unico compromesso di essere fedele alla natura. A letto dopo la cena che condivide sui social, sempre energica, non si risparmiano le uova di campagna, strappa sorrisi quando stappa una bottiglia di birra.  “Contro il coronavirus ma non so per il colesterolo”. Santo è molto conosciuto in paese per la sua allegria e la sua schiettezza. Continua a far sorridere anche a distanza, portando i suoi amici fuori dalle loro case, almeno virtualmente.

Il paese su cui ogni mattina vede sorgere il sole è chiuso per pandemia globale. Scruta da un altro punto di vista le finestre chiuse, saluta con lo smartphone, posta foto, scrive battute, aggiorna sulle nascite e sulle condizioni della terra. Attende maggio per la fienagione. Nei gruppi con gli altri agricoltori siciliani ci racconta dell’invio di immagini e di video dei progressi della terra. Delle videochiamate in cui si promettono una grande festa alla fine di questo incubo.

La nascita di un vitellino diventa un momento di giubilo collettivo. “ I social servono anche a sostenerci e a confrontarci. Sono uno strumento fondamentale nell’isolamento globale anche per noi”. La preoccupazione non si nasconde dietro le parole di Santo: “Sse ci fermiamo noi sarà crisi nera. Faremo di tutto per non fermarci”.
Intanto i messaggi arrivano anche da altre aziende agricole. Postato sui social, un video handmade, scherza Alda Barreca, con i lavoratori dell’Azienda Agricola Barreca che ogni mattina si alzano per andare a lavorare. Un invito forte da parte dei lavoratori, di fare la spesa in maniera responsabile per tutelare chi come loro non può fermarsi.

È un momento molto delicato, dice la dott.ssa Marilina Barreca, responsabile provinciale Coldiretti Donne Impresa. “Sono estremamente fiduciosa. Nonostante la situazione economica è grave io sono convinta che l’agricoltura sarà il motore da cui ripartirà tutto. Se lo Stato darà gli strumenti adeguati dimostreremo quello di cui siamo capaci, oggi più che mai sono fiera di far parte di questo comparto”. È il punto in cui bisogna stringere i denti, stare vicini ai produttori, acquistare dalle filiere più vicine a noi. Sostenere l’economia produttiva italiana. Perché come dice una bella poesia di Franco Arminio “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane”. È il tempo di riconoscere che la prima necessità è il punto da cui ripartire.

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